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13 agosto 2012 1 13 /08 /agosto /2012 18:50

alex-schwazer-conferenza-stampa.jpgAlex Schwazer, "uomo solo in marcia": nessuna definizione è più appropriata, perché Schwazer è stato lasciato da solo a fronteggiare l'evento, è stato lasciato da solo nell'esposizione mediatica che ha dovuto subire, in qualche misura è stato "scaricato". Eppure, sono troppe le zone d'ombra in questa vicenda di doping presuntivamente assunta come "auto-gestita", troppi i punti oscuri, come illustra il bell'articolo di Boris Sollazzo del 10 agosto 2012, da cui emerge una figura di Alex Schwazer, fragile, problematico e certamente non soggetto capace da solo di architettare le complesse azioni finalizzate ad un'attività di doping costosa e complessa, richiedente competenze specialistiche e controlli. 
(Fonte: Pubblicogiornale.it; autore: Boris SollazzoApri i giornali e non riesci a non leggere di Alex Schwazer, neanche fosse la Merkel. Il mondo va a rotoli, ma sembra necessario, imprescindibile sapere come e perché si è dopato l’oro olimpico dei 50 km di marcia di Pechino 2008. Dove ha comprato l’Epo? Dove la teneva? Cosa pensava quando la prendeva? Chi l’ha aiutato? Tante domande. Tutte abbastanza inutili, tranne l’ultima, che però ha nel dottor Ferrari il babau perfetto che ci consente di non cercarne altri.

Eppure ci sono altre domande interessanti da fare. Per esempio, come hanno fatto- tutti- a non notare che qualcosa era cambiato in questo ragazzo, fuori e dentro il frigorifero? Come mai pochi raccontano dei valori dell’emoglobina da anemico di Alex, un handicap non indifferente per un marciatore? Perché, soprattutto, nessuno fa domande a chi si tira fuori dalla storia con fretta e decisione troppo sospette?

Non so, ma più tempo passa, più è difficile non stare dalla parte di chi ha sbagliato. Perché sembra davvero la vittima troppo debole di un Sistema: quello che vuole solo vincenti, non importa se meritevoli, ma anche quello che i vincitori li fabbrica o li “ingabbia”. Schwazer, almeno, è un uomo: lo vedi nel fatto che ha confessato subito, senza invocare shampoo potenziati, beveroni corretti da parenti improbabili, addirittura creme vaginali assunte involontariamente durante pratiche sessuali particolarmente piacevoli.

Si è assunto la responsabilità, si è addirittura esposto a una gogna volontaria raccontando tra le lacrime la sua verità, mentre i flash dei fotografi impietosi non si fermavano mai, cercando inutilmente, con le sue enormi mani, di difendersi da quei clic. Accanto a lui, però, troviamo solo robot. Partiamo dall’intervista a un grande giornale dell’illustre fidanzata, Carolina Kostner. Dovrebbe conoscere le sensazioni di pressione e oppressione del compagno: non solo perché stanno insieme, ma anche perché anch’ella ragazza prodigio attaccata nelle sconfitte e definita “mezza atleta” quando mancò delle medaglie cadendo o finendo fuori dal podio.

Tanto che solo due anni fa pensava al ritiro, per poi rimandare la decisione alle Olimpiadi di Sochi 2014. Il padre di Alex, splendida figura, si martella con il senso di colpa di non aver aiutato quel figlio in difficoltà, si autoaccusa e lei che fa? A Repubblica dice che gli vuole bene, che non lo lascia (ancora) e poi trova il modo di dire che lei piace alle bambine e coglie l’occasione per far pubblicità al balletto che farà a Verona.

C’è da augurarsi che quella chiacchierata l’abbia scritta il suo ufficio stampa, perché altrimenti tra Alex l’imbroglione che la protegge a spada tratta e Carolina il robot che ne parla con quel distacco, è facile capire da che parte stare. Ovviamente nessuno chiede a lei di come, da atleta, si sia bevuta la scusa delle vitamine in frigo e men che mai come non abbia intuito il disagio oceanico e di lungo corso che il marciatore viveva da anni.

“Mi avrebbero dato del coglione se mi fossi ritirato a 23 anni”, ha detto Alex. Alzi la mano chi non l’avrebbe coperto di critiche, sospetti, prese in giro. Il dramma di praticare uno sport che odi, peraltro, per chi non lo conoscesse, è ben raccontato in quel capolavoro di letteratura sportiva che è Open, di André Agassi. E Carolina Kostner, che ha accarezzato lo stesso desiderio e forse vissuto le stesse paure, trova comunque il modo di stigmatizzarlo come fosse un’estranea per indorare la pillola con un “però gli voglio bene”. Brrr, più fredda del ghiaccio su cui pattina.

Alex ha sbagliato, ma tutti tengono a sottolineare che in fondo è un Superman anche nel doping: ha fatto tutto da solo. Prendete il Coni: dopo due ore in cui dice d’aver cercato l’atleta (ai tempi dei cellulari!?!), ha assunto una linea chiarissima: Schwazer chi? Non si allenava con noi, si era estraniato, aveva cambiato allenatore, non c’entriamo nulla. Meravigliosi. Soprattutto perché ci hanno detto, fino al giorno prima, “le nostre speranze sono tutte nel salto triplo e nella marcia”.

Mica male come speranza, con uno che ormai neanche conosci. Mistero, forse avevano una buona veggente. Ora gli parlano come se fosse uno dei tanti. Arese gli dice che potrebbe tornare, come il ciclista Basso, se dice tutta la verità, Petrucci e soci vogliono i nomi dei complici. Giornali e affini, nel frattempo, ritirano fuori il nome del dottor Michele Ferrari.

Uno che è buono per ogni occasione: dall’autoemotrasfusione di Moser- per il record dell’ora- all’Epo, da dichiarazioni del tipo “è doping solo quello che non passa ai controlli” a risultati straordinari e sospetti, è il “cattivo” giusto (pure troppo). E lo è, per carità, ma pochi ricordano che è cresciuto proprio in seno al Coni tanto indignato ora, come assistente di Conconi negli anni ’80, punta di un team di prof universitari che proposero e attuarono nuovi metodi per far correre e vincere di più gli atleti.

Quella stessa istituzione sportiva che dal periodo in cui era sugli scudi per la battaglia al doping- solo pochi anni fa-, forse stufa del lassismo che va dalla Spagna alla Cina (dove si parla di alterazioni genetiche, neanche la DDR interveniva nel DNA!), ha ormai “dimenticato” i controlli a sorpresa e altre misure per arginare il fenomeno. E se non ci credete, chiedete a Sandro Donati (che Ferrari lo conobbe nel 1981 e con cui lavorò), uno dei pochi che dice e ha detto le cose come stanno: e infatti, pur essendo ora consulente WADA, in Italia è stato emarginato “alla Zeman” appena ha iniziato a svelare pratiche e abitudini sleali nel mondo dello sport.

Ma tanto possiamo stare tranquilli. E’ tutta colpa di Alex.

 

Nel video: intevista a Schwazer

 

 

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commenti

A
In merito all'articolo di Boris Sollazzo su Schwazer e Ferrari, vorrei precisare che non ho mai collaborato con Michele Ferrari che ho incontrato, anni fa, per la prima ed ultima volta in un'aula<br /> del Tribunale di Bologna. Di lui e della sua collaborazione/complicità con Conconi e con il CONI ho invece trasmesso a suo tempo ampia documentazione alla Procura di Ferrara che indagava il suo<br /> maestro, per cui sono in grado di conferemare quanto scritto in merito da Sollazzo.<br /> Corsiali saluti.<br /> Alessandro Donati
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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Data di creazione 12/04/2011
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Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
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