Pubblichamo volentieri un riflessione sul tema "Il Cammino e la Guerra" di Guido Ulula alla Luna, medico nella vita professionale e camminatore, nonchè Guida presso la Compagnia dei Cammini.
L'intervento che segue, molto pertinente e suggestivo - proprio in questi giorni con l'esplosione di operazioni di guerra crudeli contro un popolo inerme, fatto prevalentemente di donne e bambini -, è stato originariamente presentato al Festival della Viandanza che si è tenuto a Monteriggioni (Siena) dal 20 al 22 giugno 2014.
(Guido Ulula alla Luna) Un’intera generazione di artisti e poeti che a fine ’800 e inizio ’900 praticò il camminare come forma di critica al meccanicismo dominante, ricercando un legame diretto con una Natura via via soggiogata, sperimentando un dialogo non razionale con la propria Anima, fu spazzata via dallo scoppio della prima guerra mondiale.
Possiamo rivedere lo stesso meccanismo negli anni ’60 del secolo scorso, con la rivolta della beat generation contro il consumismo, che fu deviata e dispersa nell’antagonismo alla guerra del Vietnam.
La guerra è da sempre stata usata dai potenti per risolvere le loro contraddizioni, scavalcando ogni legge civile, imponendo alle popolazioni violenza e distruzione.
Molti osservatori temono che le crisi sempre più complesse delle società schiavizzate dal libero mercato, intrecciate con l’aggravarsi del degrado del pianeta e l’impoverimento delle sue limitate risorse, possano portare nel giro di pochi anni ad un altro terribile conflitto. Le nazioni più potenti si stanno riarmando per prepararsi a quest’evenienza. E ben sappiamo quanto all’industria bellica ed ai suoi immensi profitti convenga far consumare la merce prodotta, le armi.
Il cammino e la guerra. Sta crescendo anche nella nostra epoca il numero di persone che, in vario modo, si rimette in cammino. Il comune denominatore di tutti quanti è un profondo disagio verso una civilizzazione che ingabbia le nostre istintualità e mortifica il nostro bisogno di libertà.
C’è una spinta sana per salvare la nostra natura e la nostra voglia di Natura. Ma la storia è controllata e guidata da un ristretto establishment che ha come unica motivazione il dio denaro, fregandosene delle conseguenze su persone e ambiente.
In definitiva si ripropone l’eterno scontro fra il Bene e il Male, con il coltello dalla parte del manico di chi può scatenare guerre per risolvere ogni problematica in maniera autoritaria.
Noi viandanti siamo gente di buona volontà. La questione è come non essere solo testimoni di un’opposizione all’insensata devastazione di Madre Terra, di non essere solo ingenui e utopistici sognatori di un mondo migliore, di non limitarsi a godere di un nostro egoistico piacere. Di fronte al naufragio del Titanic, restiamo a goderci la musica mentre la nave affonda? La storia non ci ha insegnato niente, e cioè che occorre prevenire i tragici eventi, di cui la guerra è uno dei più spaventosi, se non vogliamo piangere amare lacrime a posteriori?
A mio avviso dobbiamo osare rivolgerci alla maggioranza degli esseri viventi, quelli che stanno subendo con noi i malesseri di questo stile di vita, fidandoci che di fronte alla drammaticità degli eventi un messaggio di speranza possa fare breccia. Il nostro punto forte è che non siamo parolai, che non abbiamo nulla da vendere, che nel cammino mostriamo col corpo l’esempio di una vita sana ed equilibrata.
Vorrei un movimento della viandanza che sappia elaborare un manifesto per la salvezza del pianeta.
Vorrei un movimento rivoluzionario di camminatori, sullo stile di quel che rappresentò il messaggio francescano contro i potentati economici ed ecclesiali dell’epoca.
Scorciatoie non esistono. Ogni passo diventi il tassello di un nuovo linguaggio universale che predichi la pacificazione e la possibile felicità.
Guido Ulula alla Luna
Contributo al Festival della viandanza di Monteriggioni 2014
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