(Maurizio Crispi) Il Trail dei Nebrodi, svoltosi l'8 dicembre 2014, ha suscitato un ampio dibattito tra coloro che vi hanno partecipato: un dibattito il cui contenuto è stato quello della "sicurezza" dei trailer in condizioni meteo molto difficoltose e lungo un percorso ritenuto difficile sotto il profilo delle carattersitiche del territorio. Un dibattito che, in sé, può avere delle valenze costruttive e che é anche espressione della esperienza che i trailer siciliani hanno accumulato nel campo del Trail.
Non voglio entrare nel merito delle singole argomentazioni.
Ma vorrei fare qualche commento generale.
Innanzitutto il Trail di per sé è una declinazione del running in cui il meteo - da un certo punto di vista - fa parte della gara.
Qui, in UK, i partecipanti ai trail e alle corse in natura sono felici quando le condizioni meteo sono estreme: quanto più pioggia, fango, vento, neve ci sono tanto più essi si sentono felici e vicini allo "spirito trail".
E, quindi, non pongono mai in questione il fatto che un trail avrebbe potuto essere annullato per via di condizione meteo avverse o troppo estreme.
Si corre comunque con i piedi a mollo nell'acqua o sguazzando nella neve o slittando sul ghiaccio, sotto la pioggia e al vento. E il diveritmento e la soddisfazione sono garantiti, poichè il trail o quello che in UK chiamano il "Fell Running" devono garantire avventura e sfida, devono essere challenging.
Quindi, in UK, non si dà mai il caso di una corsa in natura, sospesa per conizioni meteo avverse.
E' ovvio che, stando così le cose, per affrontare le sfide occorre essere allenati ed attrezzati adeguatamente, per tutte le evenienze (e a prescindere dai regolamenti che prevedono capillarmente cosa fare in questa o quella circostanza, attrezzature da portare con sé, kit di sopravvivenza etc): allenamento e dotazione dell'attrezzatura necessatia sono entrambi fattori possono soltanto essere tutelati dalla responsabilità individuale.
Un trailer è come un sub che, in pimo luogo, devoe imparare a conoscere e ad usare alla perfezione la propria attrezzatura.
C'è un elemento che contraddistingue le manifestazioni podistiche britanniche da quelle nostrane: si considera comunemente che non vi è responsabilità alcuna dell'organizzatore per ciò che possa accadere ai partecipanti alla sua gara, in quanto i runner sono individui adulti, consenzienti e capaci di intendere e di volere.
Vi è tuttavia nella maggior parte delle gare l'assistenza medica di base, garantita sia con posti fissi, sia con modalità itineranti (per ese. con gli addetti al primo soccorso e al supporto delle funzioni vitali bici-montati, con tutte le loro attrezzature di primo intervento).
Anche nelle gare organizzate perfettamente e con ampio dispiego di mezzi può accadere l'incidente: vedi, ad esempio, il caso del Tor des Géants 2013, in cui un concorrente giapponese è deceduto per cause accidentali oppure quello di una gara trail ligure di un paio di anni fa, disputata a dicembre in condizioni meteo propibitive, in cui un runner mori per ipotermia (o forse stroncato da un infarto).
Sono cose che succedono: i fantasmi che perseguitano gli organizzatori di qualsiasi gara. Si prega sempre (e ci si adopera) perchè tutto funzioni per il meglio, ma alla fine - inaspettatamente - qualcosa succede (e per fortuna solo di rado).
Un organizzatore, questo sì, deve garantire una valida logistica della gara, un'assistenza attenta ai runner, dei punti di ristori con dei piccoli ricoveri (se l'evento si svolge in condizioni di bassa temperatura), piani di emergenza e di primo intervento: tutto ciò è sicuramente nella responsabilità di un organizzatore, come anche l'avere un Piano B a disposizione (come ormai è consutudine per l'UTMB, dove gli organizzatori seguono capillarmente l'evoluzione del meteo, pronti a modificare il percorso su varianti già studiate in anticipo).
Il compito dell'organizzatore non è per nulla facile in Italia. Perchè, nel caso decida di attestarsi su scelte prudenziali (come ridurre il chilometragio e l'altitudine), verrà immediatamente criticato dai più ardimentosi dei runner, mentre se dovesse decidere di andare avati per la strada già tracciata, allora le critiche arriveranno da altri, inesorabilmente. Insomma, l'organizzatore italiano viaggia costantemente tra Scilla e Cariddi.
Due anni fa, in concomitanza di una "bolla" di maltempo strardinaria, a gennaio, con precipitazioni nevose abbondanti e senza fine, l'organizzatore della Mezza di Portofino decise di sospendere la gara, poichè si erano create delle condizioni di mancanza di sicurezza sulle strade che i runner provenienti anche da lontano, avrebbero dovuto percorrere in auto. Ebbene, la sua decisione - presa in vista di un bene maggiore - non venne apprezzata e scoppiarono furbonde polemiche alimentate da quelli che sostenevano che egli non aveva alcun diritto di far ciò (causando a molti partecipanti un danno economico) e che avrebbe dovuto andare avanti con l'organizzazione.
Ma spesso e volentieri le critiche più accese (e a volte più feroci) vengono dalla parte di chi non ha mai organizzato una singola gara.
Da ciò che ho letto, mi è sembrato di capire che il Trail dei Nebrodi sia stato apprezzato particolarmente da una fascia di runner che sono quelli in particolare che hanno fatto esperienza di ultratrail nel Nord Italia. Diciamo pure che il Trail dei Nebrodi con la sua complessità territoriale e con il suo meteo "difficile" ha rappresentato un esempio di come si possa fare un "grande" trail di statura europea in Sicilia, fuori dal canone delle benevole temperature e del caldo semi-desertico sulle pendici di un vulcano.
Quelle che seguono sono le parole di bilancio conclusivo e i ringraziamenti espressi da Aldo Siragusa, organizzatore per Sportaction ASD, del Trail dei Nebrodi.
(Aldo Siragusa) vorrei solo dire che mi fanno felice i vostri appezzamenti per il Trail dei Nebrodi, evento che ha avuto un parto molto travagliato e per questo mi ha tenuto in ansia fino a mezz'ora dalla partenza, quando abbiamo finito di risolvere gli ultimi inconvenienti. E poi c'è stato il maltempo. Ma, chiamarlo maltempo, visto che è stato molto gradito, non mi sembra corretto. Ho sentito ringraziamenti anche per quello, vi garantisco però, che io non c'entro nulla. E non c'entro nulla neanche con la bellezza del Parco dei Nebrodi che stava lì molto prima che io conoscessi il Trail.
Ci tengo comunque a "girare" i ringraziamenti a tutti quelli che si sono prodigati per la riuscita dell'evento, in particolare all'Assessore Antonio Saraniti che è stato in prima linea a "sporcarsi le mani" come e più di me. Ringrazio Lucio Pappalardo e il Nebrodi Motor Club, fondamentale per il controllo del percorso durante la garainsieme agli uomini dell'Ente Parco dei Nebrodi, il signor Leanza per il servizio navetta, i ragazzi dei ristori che erano lì ad affrontare il gelo proprio come voi, Filippo e Giuseppe infaticabili lavoratori che condividono con me questa follia. E tutte le altre persone che hanno creduto nella forza del Circuito Ecotrail Sicilia per la valorizzazione dei nostri tesori naturalistici. Vorrei anche rassicurarvi dicendovi che, se ho fatto andare avanti la gara nonostante le condizioni avverse, l'ho fatto perché sapevo che il percorso aveva la giusta copertura, perché ho sempre tenuta monitorata la situazione rimanendo sempre in contatto con gli uomini sul percorso e perché, già quando è stato disegnato il tracciato di gara, era pronto un tratto alternativo che ci avrebbe fatto evitare la cima di Monte Soro.
E' vero, quando tutto va bene, c'è sempre una dose di fortuna, ma, questa volta, abbiamo dato filo da torcere alla sfiga.
Concludo dicendo che, se qualcuno vuole avanzare qualche critica o sottopormi qualche problema che mi è sfuggito, nell'ottica di un miglioramento dell'organizzazione, può contattarmi quando vuole, sarò felice di rispondere, dare chiarimenti e ascoltare consigli.
Chi invece vuole vuole avanzare qualche critica nell'ottica di un miglioramento del proprio blog, o sito web o gruppo facebook faccia uso di essi.
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