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15 agosto 2014 5 15 /08 /agosto /2014 08:32
La Fatica è Momentanea, la Gloria dura per sempre. Finalmente varato e disponibile il libro con la raccolta di scritti su podismo e tanto altro di Elena Cifali, in formato e-book o cartaceo(Maurizio Crispi) Elena Cifali sa essere sempre molto attiva. Dopo avere a lungo sfornato una serie di resoconti sulle sue gare podistiche e di avere scritto a lungo interessanti notazioni sulle più disparate questioni nel suo profilo Facebook, ha deciso di raccogliere i suoi scritti più interessanti in un unico volume e darlo alle stampe, per renderlo disponibile sia inverisone cartacea sia in e-book. Il titolo del volume è il seguente La fatica è momentanea, la gloria dura per sempre,  con il sottotitolo "Pensieri in movimento, alle pendici dell'Etna fra la vita di sempre e lo sport": nel titolo, ritorna il motto con cui Elena Cifali si è fatta conoscere nel mondo del podismo siciliano, visto che questo motto era impresso sul retro della sua T-shirt, mentre nel sottotitolo emerge uno dei grandi protagnositi delle storie di corsa di Elena che è l'Etna che in esse viene più volte citato, come una presenza incombente e grandiosa.
Sono particolare lieto di dare questa notizia, perchè - in un certo senso - la vocazione scrittoria di Elena Cifali è nata proprio qui su "Ultramaratone Maratone e Dintorni", quando doopo esserci incrociati casualmente su Facebook io la invitai a inviarmi i suoi scritti e a divenire un'assidua collaboratrice della mia testata giornalistica.
Trovai sin da subito gli scritti di Elena particolarmente convienti, anche perchè vi ravvisavo lo sforzo costante di fornie per ogni "cronaca" di gara un taglio sempre novo ed originale, ma sempre fortemente condizionato da un elemento di visione soggettiva e dall'intromissione di elementi libero-associativi e mnemonici.
Ciò ha suscitato, sin dalle prime battute una forte simpatia da parte mia nei confronti di Elena e dei suoi scritti, perchè mi ha riportato indietro ai tempi delle mie prime collaborazioni con la testata giornalistica podisti.net, a cui l'allora Direttore responsabile e co-fondatore delmagazine, Fabio Marri mi aveva invitato a collaborare.
Nell'inventiva di Elena e nella sua instancabilità nello scrivere ho visto me stesso agli esordi della mia scrittura giornalistica sportiva (e non solo): e, come fu per me allora, credo che per Elena l'avere a disposizione una vetrina - uuna sponda- su cui poter esporre i suoi scritti e le sue considerzioni, sia stato di primaria importanza nello pingerla a proseguire su questa strada, in cui le esperienze positive e i riscontri (in temrini di plauso e di interesse suscitato) rappresentano un incentivo e una potente molla ad andare avanti e a far meglio, e ad esporarne le potenzialità.
Con Elena abbiamo sovente lavorato in tandem, poichè io spesso - stimolato dalle sue considerazioni - fornivo una contestualizzazione al suo scritto, ampliavo i suoi collegamenti e introducevo altre associazioni che in alcuni casi divenivano vere e proprie interpretazioni o letture sullo spirito della corsa in genere.
Insomma,è stato un lavoro in due davvero divertente e stimolante: all'inizio, il lavoro redazionale è stato importante (ma - del resto - nessuno nasce "insegnato"), ma sotto questo profilo Elena ha imparato in fretta e, attraverso questo tirocinio, ha imparato rapidamente a camminare sulle sue gambe.
Alcuni detrattori sotengono che in tutte le sue storie di corsa (ed anche in quelle di altro argomento) vi sia sempre un lieto fine o una morale "positiva". Io non mi sento di supportare questa critica: anche perchè - soprattutto di questi tempi - abbiamo bisogno di "belle" storie, di narrazioni confortanti e che abbiano un lieto fine e che parlino di cose positive è sicuramente un pregio più che un difetto.
Altri dicono di lei che sia troppo esuberante e che abbia un approccio egocentrico a ciò che fa o scrive. Sul fatto che Elena sia esuberante non ci piove: non potrebbe fare tutto quello che ed essere nello stesso tempo mamma, moglie e conduttrice della casa e della cucina di casa, nonchè proprietaria di una cagnola affettuosa e trovatella.

Per quanto riguarda l'egocentrismo o meglio l'essere centrati sul proprio Io: chiunque scriva, per potere svolgere quest'attività in modo forte ed intenso, trasmettendo le proprie emozioni, deve esserlo per forza!

Il passaggio alla pubblicazione di questo volume miscellaneo è stato in larga parte legato ai suggerimenti di Manfredi Salemme, cui l'opera è dedicata.
Il ricavato - Elena Cifali ci tiene a farlo sapere - una volta recuperate le spese di pubblicazione, andrà all'ADMO: quindi, acquistando il volume si contribuirà anche ad una forma di solidarietà sociale. E, quindi, non posso che augurare a tutti buona lettura! 
La Fatica è Momentanea, la Gloria dura per sempre. Finalmente varato e disponibile il libro con la raccolta di scritti su podismo e tanto altro di Elena Cifali, in formato e-book o cartaceoCosì ha annunciato qualche tempo fa addietro l'autrice Elena Cifali: "Signori e Signore, ormai è ufficiale, il mio libro è stato finalmente pubblicato! Un lavoro iniziato alcuni mesi fa, che mi ha vista impegnata durante i mesi invernali ed anche in quelli estivi, ma la soddisfazione raggiunta in questo momento è davvero immensa. Il volume è disponibile in formato cartaceo ed anche in versione e-book. Ringrazio pubblicamente Manfredi Salemme che ha creduto in me ed in questo progetto fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti e ringrazio fin da ora tutti coloro che vorranno leggerlo. Moltissimi di voi vengono citati nei vari racconti e, leggendo il volume, potrete scoprire da voi stessi che meraviglioso capitolo della mia vita avete occupato! E' importante sappiate che l'intero ricavato del libro andrà ad ADMO, perchè la solidarietà passa anche dalla fatica e dalla soddisfazione personale. Buona lettura!"

 
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18 luglio 2014 5 18 /07 /luglio /2014 11:20

Holloway. La magia dei sentieri che sprofondano sotto terraGli Holloway sono dei sentieri percorsi da uomini e da animali che a cusa della natura cedevole del terreno e dei fenomeni erosivi nel corso di un utilizzo plurisecolare sprofondano lentamente sotto il livello del suolo e che, essendo spesso fiancheggiati da alberi o da arbusti, finiscono con l'assumere l'aspetto di tunnel che procedono in una condizione di semioscurità rotta soltanto da lampi di luce che trapelano dalla fitta cupola di verde soprastante.
Camminando negli Holloway si ha la sensazione di penetrare in un mondo magico e misterioso, popolato da elfi, da entalberi e da folletti.
In molti luoghi del Regno Unito si trovano di questi sentieri, tanto che esistono molte parole per indicarli, come Hol weg, Holwy, Holway, Holeway, Holewaye, Hollowy sino alla dizione più ferma e più recente di "Holloway". 

Questa la definizione inglese di Holloway: hollow way, a sunken path. A route that centuries of foot-fall, hoof-hit, wheel-roll and rain-run have harrowed deep down into bedrock. This book is about those journeys and that landscape.
Nel piccolo libro Holloway di Robert Mcfarlane, Stanley Donwood (al quale si devono le preziose e suggestive illustrazioni). e Dan Richard  (Faber&Faber, 2012) si parla appunto della magia degli Holloway.
Il libro è un piccolo diario di viaggio in un territorio ricco di Holloway, un viaggio che è stato fatto in memoria di un altro viaggio compiuto nello stesso territorio nel 2004 da McFarlane assieme a Roger Deakin, grande cultore della Natura ed amante degli alberi, purtroppo scomparso prematuramente poco dopo.
Il viaggio ripetuto successivamente dai tre autori nel 2011 e il libro che è scaturito da quest'esperienza è un toccante omaggio alla memoria di Roger Deakin. 

Holloway. La magia dei sentieri che sprofondano sotto terra(Fonte: theguardian.com) Holloway is, for the uninitiated, a sunken, shady path sometimes 18ft beneath the level of fields, "worn down by the traffic of ages and the fretting of water". Macfarlane says the vista down its curved walls is like "the view down a rifled barrel; an eye to the keyhole; a glimpse into the shade world".

Anyone who has grown increasingly impressed by Macfarlane's nature writing over the past decade will feel instantly at home in this slight collaboration with writer Dan Richards and illustrator Stanley Donwood. In fact, possibly a little too at home; Macfarlane's visits to the holloways of south Dorset are essentially a rehash of the trip he made for his 2007 book, The Wild Places, with Roger Deakin. The brilliant writer and environmentalist died in 2006, and Holloway is dedicated to him. Macfarlane's return in 2011 with Richards and Donwood has the heady feel of a timeless Boy's Own adventure: Richards falls off his bike, trees are climbed, hedgerows are full of the "eye-glow of unknown animals". They sleep in the depths of the holloway during a storm.

And then it's Richards's turn to chronicle the experience. At first, the only signal the author has changed is the use of "and" rather than the ampersand. Richards, too, has a lovely descriptive voice: silent cattle caught in the "milk" of fog, the bike accident "a slow crash into Dorset's plough-turned flint-tipped ruts".

With Donwood's ghostly, Hansel and Gretel-esque illustrations peppering the prose, Holloway is undeniably a gorgeous package. Even though it takes less than half an hour to read, the subtle call to revel in the wonder of the natural world lasts much longer.

 

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4 luglio 2014 5 04 /07 /luglio /2014 08:14

Il Sussurro degli Alberi, ovvero un piccolo miracolario per uomini radice: una raccolta di pensieri sugli alberi monumentali di Tiziano Fratus, uomo-radiceCon "Il sussurro degli alberi. Piccolo Miracolario per uomini radice", la collana "Piccola filosofia di viaggio"di Ediciclo ha invitato Tiziano Fratus, poeta e autore di molti libri sugli alberi secolari, a confidarci la sua passione per le radici che affondano nella terra e nella storia, le chiome che accarezzano il vento, i sussurri delle fronde. Con lui che si definisce uomo-radice ci si inerpica lungo stretti sentieri a rendere visita ai monumenti della natura imparando ad ascoltare la loro voce.
E' un piccolo libro prezioso che chiunque ami la Natura dovrebbe leggere.

Gli alberi sussurrano le loro storie, la storia delle loro cortecce, la storia delle loro fronde, la storia delle loro radici. E in queste storie sono sedimentate le storie del paesaggio che li ospita. E in questi paesaggi si compiono e si sono compiuti i destini di molti uomini e di molte
donne. I secoli passano, talvolta anche i millenni e queste creature restano lì, aggrappate alle rocce, alla terra, crescono, occupano, deformano e invecchiano. Generazioni di esseri umani, di padri e di figli, di nipoti e di discendenti transitano sotto le loro chiome e si abbeverano nelle ombre, ristorano l’anima e azzerano il pensiero. Si siedono, toccano i legni, si lasciano invadere lo sguardo dai movimenti che il vento anima, accarezzano le foglie e i frutti, i semi e le ramificazioni. Un altro albero cresce dentro di loro e sono pronti ad ascoltarlo, ad ascoltarsi. Lì vibra il centro del mondo.

Il Sussurro degli Alberi, ovvero un piccolo miracolario per uomini radice: una raccolta di pensieri sugli alberi monumentali di Tiziano Fratus, uomo-radiceTiziano Fratus si definisce Uomo Radice, e ha con gli alberi ha un rapporto profondo, fatto di amore per la natura e per la poesia.
Da poeta (le sue poesie sono state tradotte in tutto il mondo) era arrivato nel Big Sur, in California, anni fa, sulle tracce della Beat Generation. Ma inaspettatamente era stato colpito nel profondo dagli alberi monumentali. A chi lo ha conosciuto ed incontrato dopo questo viaggio ha raccontato che in California ci sono gli alberi più grandi del pianeta.
Da qui è iniziato un percorso entusiasmante, che lo ha portato a pubblicare vari libri (tra i quali Manuale del perfetto cercatore d’alberi per Feltrinelli e il recenteL’Italia è un bosco per Laterza) e a tenere una rubrica fissa sul quotidiano La Stampa.

Il suo libretto Il sussurro degli alberi, pubblicato da Ediciclo, sottotitolo Piccolo miracolario per uomini radice, è un diario di pensieri liberi sugli alberi monumentali, che Fratus ama incontrare, annusare, misurare. Soprattutto le sequoie, perché sono alberi giganti, e con lui si scopre che l’Italia è piena di sequoie, piantate in gran parte nella seconda metà dell’ottocento per abbellire parchi, giardini e ville. Fratus viaggia costantemente alla loro ricerca,
La Compagnia dei cammini vorrebbe organizzare assieme a Tiziano Fratus un cammino con lui proprio per visitare questi alberi monumentali: e se tutto va per il verso giusto questo cammino verrà proposto per il 2015, come "Cammino d'Autore".

In conclusione del libro, Tiziano Fratus ci spiega la filosofia dell’Uomo Radice, vale la pena leggerla:

Un Uomo Radice vive e respira. Cammina e osserva. Si nutre. Pensa e non pensa. Quando si trova in un bosco, mentre ascolta con i sensi “accesi”, non ha bisogno dell’armamentario che ci si porta appresso in città, in società. L’esperienza conta più di qualsiasi teoria, le sue sfumature, le sue potenzialità, le sue profondità… Essere un Uomo Radice annulla le distanze, ci fa sentire un tutt’uno con l’intero creato vivente, animato e inanimato, ci fa vivere da uomini selvaggi, da aborigeni del vecchio continente, da monaci zen. Una vita colma di meraviglie.”

Tiziano Fratus – “Il sussurro degli alberi”, Ediciclo 2013 – 8,50 euro

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22 giugno 2014 7 22 /06 /giugno /2014 08:20

Zanna Bianca. L'inossidabile testo londoniano sulla Wilderness. Da leggere o da rileggereCi sono libri che si portano addosso pesanti etichette, e le etichette non sono mai belle, specie se fatte in modo da relegare un libro all'interno di un'asfittica definizione di "genere".
Zanna Bianca di Jack London si porta appresso l’etichetta di essere soltanto un libro per ragazzi e, soprattutto nel quadro della cultura italiana affiitta dai cascami crociani, è rimasto da sempre relegato negli scaffali della letteratura "per l'infanzia e la fanciullezza".
Da ragazzo l'ho letto, grazie a mio padre e a mia madre che, frequentemente, mi proponevano delle letture che ritenevano adatte alla mia età, assieme a correlato "Il Richiamo della Foresta": entrambi i romanzi fanno parte dell'affresco londoniana dedicata al "Grande Nord" e ispirato alle sue personali esperienze di cercatore d'oro nella valle dello Yukon in Alaska.
E' recente l'uscita nelle librerie del capolavoro londoniano di un'edizione Feltrinelli con una nuova traduzione, messa a punto dal giornalista, scrittore e viaggiatore Davide Sapienza (sua anche la postfazione) che con le sue parole non edulcorate e diretta fa rivivere a pieno le emozioni della Wilderness, i suoi dilemmi e le sue significazioni allegoriche.
Zanna Bianca è indubbiamente un grande libro che suscita grandi emozioni: Jack London non fu un "pennivendolo da quattro soldi", come alcune teste d'uovo della letteratura italiane volero far credere, ma è stato un spiratore per molte generazioni di giovani e maestro letterario nordamericano (si pensi ad Hemingway, ad esempio, che trasse gran parte della linfa vitale delle sue ispirazioni e delle sue scelte di vita, proprio dall'esempio vivente offerto da Jack London e dalle sue prove letterarie).  
Ora appare chiaro a tutti che Jack London è un grande scrittore, a cui rendere omaggio (e Marco Paolini lo ha fatto di recente, con un bellissimo spettacolo a teatro, con il titolo "Ballata di uomini e cani").

Zanna Bianca. L'inossidabile testo londoniano sulla Wilderness. Da leggere o da rileggereZanna Bianca (White Fang) è un libro sulla Wilderness, la natura selvaggia. È un libro sul rapporto uomo-natura. Sul rapporto vita-morte, e certe volte la vita è allontanamento dallo stato selvaggio, è addomesticamento. Le metafore di London, per esempio quella sull’essere lupi, essere cani, essere metà lupi e metà cani, riguardano tutti noi. È un libro anche faticoso: difficile accettare le ingiustizie e le violenze a cui Zanna bianca viene sottoposto.
Un plauso a Davide Sapienza, che ci dona una traduzione eccelsa, credo poco adatta ai ragazzi, ma precisa e rispettosa del grande scrittore di cui lui è il massimo esperto in Italia.
Chi ama la natura, chi ama ascoltarla e viverla in profondità, non può non leggere Jack London, uno dei grandi maestri della wilderness. Ecco, il compito di oggi è questo: leggetevi (e rileggetevi) Zanna bianca, per ascoltarvi in profondità e vedere che emozioni vi suscita.

 

Zanna Bianca (pubblicato la prima volta a puntate tra il maggio e l'ottobre del 1906) è uno dei più famosi romanzi dello scrittore statunitense Jack London. Il romanzo può essere considerato uno dei classici della letteratura per ragazzi [ma non solo, ovviamente].

Il libro racconta la vita di un lupo con un quarto di sangue di cane, che nasce nel territorio canadese dello Yukon alla fine del XIX secolo e la sua ambientazione è ricavata dalle esperienze avute da London nel Klondike, come cercatore d'oro.

Zanna Bianca ha una trama speculare all'altro famoso romanzo di London "Il richiamo della foresta", del quale è "il libro compagno, non il seguito", come scrisse lo stesso autore all'editore Macmillan in una lettera nel quale gli annunciava la composizione del romanzo.

Il romanzo è fedele alla prosa precisa dello stile di London e presenta un uso innovativo della prospettiva narrativa: la maggior parte del romanzo è scritto dal punto di vista degli animali, descrivendo il modo in cui London ritiene che essi vedano il loro mondo a loro circostante e soprattutto gli uomini.

Viene descritto dettagliatamente il violento mondo selvaggio, in cui vige la "legge del bastone e della zanna", affiancato subito all'altrettanto violento mondo della cosiddetta civiltà umana.

Zanna Bianca è stato tradotto in moltissime lingue ed ha avuto anche numerose trasposizioni cinematografiche, l'ultima nel 1994.

(Dalla quarta di copertina) "Zanna Bianca, il protagonista del romanzo, è l'unico di quattro cuccioli che riesce a sopravvivere in una grotta dello Yukon, sopra un torrente, lontano da ovunque. Dentro la tana inaccessibile, il piccolo lupo viene al mondo generato da colei che viene semplicemente presentata come 'la lupa' e la prima parte del libro lascia in questa sospensione il lettore per condurlo sulla pista dei valori 'primordiali', senza nomi e cognomi. È come se London volesse sfruttare un archetipo e i suoi simboli; solo in seguito scopriamo che 'la lupa' è Kiche, figlia di un lupo e di un cane, una femmina agguerrita e astuta, già di proprietà del capotribù Castoro Grigio. [...] Zanna Bianca nasce nel Wild e nasce lupo con dentro il codice genetico del cane: quest'altro archetipo alla fine prevarrà dopo una lunga storia formativa fatta di durezza e amore, rinuncia e crudeltà. Anche il padre di Zanna Bianca è un archetipo, ma il vecchio lupo grigio Occhio Solo, sopravvissuto a mille battaglie e alla furia della natura selvaggia, diventa il simbolo della vita che sopravvive a se stessa, del Wild che scorre dalle generazioni che lo hanno preceduto a quelle future." (Dalla Postfazione di Davide Sapienza)

Jack London (curato da davide sapienza), “Zanna Bianca”, Feltrinelli 2014.

 

 


 

 

Intervista con Davide sapienza sulla nuova traduzione di Zanna Bianca

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16 giugno 2014 1 16 /06 /giugno /2014 06:25

Correre è una filosofia. Gaia De Pascale nel suo libro sulla corsa cerca di trovare risposte alla domanda Perchè si corre?(Maurizio Crispi) Guardando alla sempre più ricca biblioteca dei libri di saggistica, diaristica e di memorie sulla corsa, volendo affrontare un proprio personale percorso di lettura, si potrebbe rimanere con l'imbarazzo della scelta e delle priorità da dare. Ma se appena ci si vuole addentrare nel mondo della corsa come "esperienza" e non tanto di semplice attività che possa essere trattata esaustivamente con piglio manualistico, ecco che Correre è una filosofia. Perchè si corre (Ponte alle Grazie, 2014) di Gaia De Pascale ci offre un tesoro di riflessioni, ma anche di riferimenti ad altre letture possibili.
Il volume, nell'esperienza di scrittura dell'Autrice, si pone un po' come la naturale continuazione di alcune sue opere precedenti, ma soprattutto dell'intervista inspiratrice e illuminante a Marco Olmo che si è sviluppata come una narrazione sulla storia dell'uomo-emblema dei trail di lunghissima distanza e sulle sue motivazioni alla corsa (la corsa come riscatto).
Benché nel titolo compaia la parola "filosofia" Gaia De Pascale non è una filosofa ma è un'esperta in Analisi testuale ed interpretazione di testi e romanzi. E rivela pienamente le sue competenze nel prendere in esame la corsa,il correre, le sue pratiche e tutto ciò che vi è annesso associativamente come un grande testo fitto di storie reali ed immaginarie da analizzare, interpretare e connettere.Tutto ciò anche alla luce delle sue personali esperienze di corsa Una passione che - seconda quanto dichiara l'Autrice è nata anche grazie a Marco Olmo, suo ispiratore ("...se non avessi consociuto il suo spessore umano e il suo spirito indomito non avrei mai corso e non avrei maii scritto di corsa", ib. p. 183) e che deve per altri versi al padre per le sue qualità interiori e che se n'è andato prima di sapere di questa sua passione ("...ogni volta che esco in strada con le scarpe da running è il nostro momento, anche se lui non lo sa. E' a questo grande campione di resilienza che penso quando vado a correre", ib.). 
In ogni caso, dalle pagine di questo libro che vengono a comporre un variegato mosaico, ciò che emerge in modo precipuo - come del resto dice il titolo - che correre è una filosofia (quindi, è molto di più di un semplice sport o di una mera attività fisica): anzi, si potrebbe dire che correre è un insieme di molte ed originali "filosofie", filosofie di vita e filosofie dell'essere, tanto per rimandare alla famosa dicotomia posta da Erich Fromm tra avere ed essere in uno dei suoi più acclamati testi (cfr. Erich Fromm, Avere o essere?, Mondadori, 1986).
Usando le parole dell'autrice, dal capitolo conclusivo dal titolo, 
Correre non serve  a niente (Ovvero la felicità della corsa), abbiamo un distillato efficace di ciò che il volume ci racconta capitolo capitolo.

 

(...)
Si corre per dimostrare il proprio valore ...
Si corre per recuperare la propria infanzia ...
Si corre per agguantare la propria libertà...
Si corre per dare più senso alla propria vita o per costruirsene una diversa...
Si corre per provare emozioni...
Si corre perché si è un po folli e perché si cerca, nel caos contemporaneo, di trovare il proprio scampolo di solitudine. ...
Si corre per provare dolore e per imparare ad accettarlo...
Si corre per spogliarsi dei condizionamenti e fare qualcosa solo per sé...
E ancora si corre perché si è competitivi, perchè si ama la natura (...) per scappare dalla povertà, per affrontare incubi e paure...
(...) Si corre perché piace
Perchè correre rende felici. La felicità del niente che si srotola in un tempo suo proprio, al di l° del lavoro, del tempo libero, delle tabelle di marcia delll'efficienza. La felicità del non avere nessuna risposta per una domanda, del non saper giustificare quello che si sta facendo (...).
Eccola qui, la felicità della corsa, il gusto di un gesto senza senso, che non produce niente, che non serve a niente.
(...)
Vince chi gode di più.
In fondo quale felicità più grande si potrebbe rincorrere?

 

Ed ecco che nel suo libro, suddiviso in alcune parti tematiche (tanto per fare degli esempi, ne cito alcune: Corsa e infanzia, Corsa e dolore, Corsa e solitudine), interagiscono personaggi mitologici che compaiono nella storia primeva dell'uomo, ma che scaturiscono anche dalla potente fabbrica mitopoietica del cinema e della letteratura con personaggi reali, in carne ed ossa, ciascuno dei quali diventa il portatore di una storia emblematica e l'esemplificazione d'un enunciato, relativo alla corsa. Quindi, il testo di Gaia De Pascale si legge volentieri, sia da non "addetto ai lavori", sia da praticante della corsa, perché nelle sue pagine dense di aneddoti e pullulanti di storie di vita, ci si incontra con le proprie personali esperienze, si ha l'occasione di rifletterci su e di metterle a confronto con quelle di altri, di "categorizzarle" in un certo senso. Ma ciò che piace (che a me è piaciuto particolarmente) è lo sforzo continuo di dare un senso a ciò che è apparentemente insensato, in un percorso inverso a quello compiuto da altri che, ad esempio, si sono trovati ad affrontare la Maratona di New York per la prima volta, avendo scolpito nella mente in lettere cupe il livido scenario proposto da Baudrillard.

E si apprezzano anche le luminose pagine di esegesi di alcuni dei più bei film sulla corsa mai prodotti ed anche di alcuni testi letterari, alcuni dei quali sono dei "classici" come il famoso racconto di Alan Sillitoe "The loneliness of the long distance runner", (magistrale, anche perché fu scritto da uno confinato nella sua sedia a rotelle), mentre altri sono esaminati sotto una luce nuova, come ad esempio la classica storia di Pinocchio, corridore per gioia ed esuberanza, ma anche per necessità (per salvarsi la vita dalle situazioni scabrose nelle quali si caccia): alla luce delle osservazioni dell'autrice, provate a rileggere Pinocchio e potrete accorgervi - quasi con stupore - che Pinocchio - sin dalla nascita e prima di diventare un bambino vero, cioè un bambino assennato pronto ad assorbire tutte le regole della "normalizzazione" - è un maratoneta assatanato che può correre (e nuotare) per dieci o quindici chilometri di fila sena nessun problema.
E, ovviamente, la sua lettura è una selva di rimandi ad altre letture, tutte adeguatamente citate in una ricca bibliografia finale, scorrendo la quale, il lettore attento si divertirà ad individuare i libri che ha già letto e che fanno parte del suo bagaglio culturale e quelli che potrebbe ancora esplorare.

Alla fine, nel breve capitolo finale che è stato ampiamente citato prima, Gaia De Pascale tenta di realizzare un distillato di ciò che ha raccontato ed esposto in ciascun capitolo ed ecco che nasce una sintesi finale sui "perché" e sulle "motivazioni" della corsa, concludendo che quando ci sono troppe motivazioni sottese a qualcosa che piace fare, va a finire che queste motivazioni si annullano a vicenda. Averne molte di motivazioni (o infinite) equivale a non averne affatto, insomma. Ma forse la cosa che, più di tutte soggiace alla corsa, è una motivazione non-motivazione come la festa di non-buon compleanno che il Cappellaio Matto dispensa ad Alice, un aspetto quasi paradossale che rimanda alla più pura dimensione dell'Homo ludens: e cioè che correre è bello, perchè correre è un'attività in sé inutile, e forse è proprio questo a renderci felici, quando la pratichiamo. 


(Dal risguardo di copertina) «Correre rende felici». Si potrebbe riassumere così l’affascinante percorso che Gaia De Pascale traccia in queste pagine: unica fra tutte le discipline sportive, la corsa è una filosofia di vita, e insieme metafora stessa del vivere. Chi corre lo fa per spezzare ogni condizionamento o limite: si oppone al destino, esprime la propria nostalgia per l’infanzia perduta o per un ideale di purezza e autenticità a cui tendere, sfoga emozioni e tensioni sopite da troppo tempo, supera le barriere che la vita gli ha imposto. In una parola, correre è sinonimo di libertà, oltre i vincoli sociali, culturali, oltre le sbarre di qualsiasi prigione, mentale o reale, fisica o emotiva.
Ecco quindi una ricchissima carrellata di figure, ognuna emblema di tale pulsione, dal mito greco ai conflitti sociali del Novecento, dalla savana africana ad Alice nel Paese del Meraviglie, dagli scatti brucianti dei velocisti alle imprese titaniche degli ultrarunner, fra cui spicca il leggendario Marco Olmo. Le storie raccolte in questo libro sono tante e diversissime fra loro, lontane nello spazio e nel tempo della storia, ma non è difficile riconoscerne un centro comune. Quando si tratta di correre, agonismo e competizione non contano più di tanto: l’obiettivo non è sconfiggere l’avversario o inanellare l’ennesimo record, ma arrivare in fondo, raggiungere il traguardo, vincere la sfida che prima di tutto affrontiamo con noi stessi, le paure, le prove durissime di cui il destino ha costellato la nostra strada. Correre è persino una forma di follia, ma di «follia sana, una follia che è salvezza». E la proverbiale «solitudine del maratoneta» non è mai una cella, ma la libertà più pura, la vittoria più profonda, la capacità di arrivare al fondo di noi stessi, di pensare l’impensabile. Quando si corre ci si dimentica della fatica, del dolore, del respiro che sembra mancare a ogni passo. Ci si dimentica perfino di correre: «Forse il segreto è tutto qui. Correre come si sogna».

(Un brano) "Eccola qui, la felicità della corsa, il gusto di un gesto senza senso, che non produce niente, che non serva a niente. Nemmeno il traguardo conta. Nemmeno il risultato
Kilian Jornet con una semplice frase dice tutto quello che c'è da dire: 'Non è più forte colui che arriva primo, bensì colui che gode maggiormente facendo ciò che fa.' Vince che gode di più. In fondo, quale felicità più grande si potrebbe rincorrere?"

Nota bio-biobliografica sull'autrice. Gaia De Pascale, nata a Genova nel 1975, è dottore di ricerca in Analisi e interpretazione dei testi italiani e romanzi. Lavora come redattrice, consulente editoriale e ghost writer. Studiosa di letteratura e antropologia, tiene regolarmente lezioni presso master, corsi di specializzazione e corsi di scrittura creativa. Ha pubblicato, tra gli altri: Scrittori in viaggio. Narratori e poeti italiani del Novecento in giro per il mondo (Bollati Boringhieri, 2001) e In viaggio (con Giorgia Previdoli, Feltrinelli Kids, 2013). Ma anche per la casa editrice Ponte alle Grazie: Il Corridore.  Storia di una vita riscattata dallo sport (Intervista autobiografica con Marco Olmo, co-autore dell'opera), Slow Travel. Il lusso di perdere tempo.

 

Gaia De Pascale è su Facebook

Web: www.gaiadepascale.it/ 

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11 giugno 2014 3 11 /06 /giugno /2014 07:35

La Partita di Pallone. Il grande Calcio in una raccolta di 27 contributi d'autore in un volume pubblicato da SellerioIl volume recentemente pubblicato da Sellerio Editore (Palermo, Collana, La Memoria, 2014), dal titolo La partita di pallone. Storie di calcio, è una raccolta-miscellanea di racconti, di memorie e di note diaristiche scritte da vari autori, tra i quali non manca il compianto Gianni Brera. Tutti contributi di quanto hanno amato il grande Calcio ed il calcio praticato e giocato, prima che le sue caratteristiche di attività sportiva a tutto tondo venissero corrose dal veleno del mondo delle scommesse e delle partite truccate, oltre che dai traffici di compravendita per cifre astronomiche dei giocatori di punta nell'aberrante business del calcio-mercato.
Da Vasco Pratolini a Gianni Brera, da Manuel Vázquez Montalbán a Vittorio Sermonti, da Osvaldo Soriano a Mario Soldati, da Stefano Benni a Edmondo Berselli, da Nick Hornby a Davide Enia: nelle pagine della letteratura il gioco del calcio trova un racconto inedito delle partite e degli atleti, dell’agonismo e della sportività, dei trionfi e delle sconfitte.
In qualche misura è indubbiamente un volume che suscita nostalgia, così come suscita nostalgia sfogliare le pagine ingiallite, con foto virate in seppia o in blu, le annate de "Il calcio e il Ciclismo Illustrato" iniziato nel 1931 dalla editrice Panini.

 Il volume è stato curato da Laura Grandi e da Stefano Tettamanti).

(risguardo di copertina e presentazione del volume nel sito web della Editrice Sellerio) Il calcio è il gioco più vicino alla preistoria del movimento umano, scrive Dimitrijevic nel primo "pezzo" di questa antologia. Utilizza piedi e gambe, escludendo le mani e le braccia, ovvero contrappone gli arti più legati alla memoria animale agli arti specializzati della civiltà. Per questo è il re dei giochi. Del calcio ci raccontano in questo libro - con precisione o pathos, con comicità o invenzione visionaria, con nostalgia o rabbia, con il sogno o la cronaca - protagonisti diversi: da Vasco Pratolini a Gianni Brera, da Manuel Vàzquez Montalbàn a Vittorio Sermonti, da Osvaldo Soriano a Mario Soldati, da Stefano Benni a Edmondo Berselli, da Nick Hornby a Davide Enia. Scrittori di svariata provenienza geografica e ideale, ma tutti di grande presenza e potenza narrativa o sportiva o giornalistica, che toccano una enorme varietà di punti di vista. Il tecnico. La memoria di come il calcio ci entrò nel cuore. L'epica dell'attimo fatale di fronte alla vittoria o alla sconfitta. Il romanticismo del genio solitario. Il tifo puro e nobile, lontano da campanilismi e nazionalismi. I miti, le metafore, i sogni a cui quasi sempre il fatto calcistico si accompagna. I ritratti dei più straordinari tipi umani che il pallone ci ha fatto apprezzare. E tutti questi punti di vista, nel loro spaziare, dimostrano come la letteratura sportiva, quand'è intensa, non è mai sul calcio, ma quasi sempre letteratura del calcio.

La recensione di IBS. “Sfide, cimenti, imprese, riscatti, ribellioni, tradimenti. Onore e vergogna. Campioni e gregari” e via via a raccontare, in un elenco infinito, tutte le sfumature di una passione planetaria.
Nell’introduzione firmata da Laura Grandi e Stefano Tettamanti, i curatori di questa preziosa antologia sul calcio, si fa un breve accenno a una riflessione letteraria annosa: è la realtà a plasmare la letteratura o la letteratura che rende poetica la realtà? E se la realtà è costituita da novanta minuti di gara e da una squadra di giocatori, possiamo continuare a chiamarla letteratura?

La domanda è retorica. La risposta bisognerebbe chiederla, ad esempio, a Eugenio Scalfari il quale decise orgogliosamente, il giorno della fondazione del suo giornale “La Repubblica”, di privarlo delle pagine sportive, salvo poi tornare alla svelta sui propri passi creando una delle più importanti redazioni sportive dirette da Gianni Brera. Il complesso di superiorità di una certa “cultura alta” contro la letteratura di sport, in Italia ha capitolato nel giro di pochi anni. Il lavoro di molti critici letterari ha rivelato, tra le pagine di molti scrittori internazionali, tra cui Hemingway, Mailer, Roth, Malamud, Vargas Llosa, delle altissime pagine di letteratura dedicate al calcio. Quando si esprime al meglio, la scrittura sportiva non è semplicemente cronaca di gesta agonistiche, ma è esplorazione di uno spirito comune in cui la fatica e il riscatto hanno un ruolo decisivo, diventa racconto di vicende personali e collettive che rasentano la poesie e l’epica.

A perorare questa nobile causa di riabilitazione del racconto calcistico, i curatori di questa antologia fanno una vasta operazione di ricerca letteraria “convocando” per l’esibizione 27 grandi scrittori contemporanei provenienti da tutto il mondo, 10 stranieri (tra cui Vladimir Dimitijevic, Camilo José Cela, Manuel Vàzquez Montalbàn, Nick Hornby e Osvaldo Soriano) 14 italiani (tra cui Vasco Pratolini, Maurizio de Giovanni, Davide Enia, Stefano Benni, Vittorio Sermonti, Gianni Brera e Mario Sodati) e 3 oriundi. Una squadra strepitosa che parte all’attacco del lettore con la sezione intitolata “Il gioco più bello del mondo”.

Non possiamo dargli torto. Leggendo questa selezione, scorrendo le pagine o spigolando qua e là, si comprende quanta carica emotiva sia stata innescata dagli eventi sportivi, piccoli e grandi, nel corso degli anni. Possono essere i mondiali del 1982, come nel racconto di Davide Enia, o una discussione da bar, come nel contributo di Stefano Benni, in ogni caso questa antologia è una miniera di aneddoti e riferimenti che ogni tifoso amerà scoprire. Alcuni brani sono molto celebri e già pubblicati in altre raccolte, altri sono delle vere e proprie chicche, quelli che nel cinema si chiamerebbero cammei, incursioni di grandi scrittori in un campo desueto, come nel caso di Valerio Magrelli. Alla fine, nella sezione Figurine, possiamo soltanto commuoverci leggendo i ritratti intensissimi che grandi cronisti, come Gianni Brera, hanno scritto su grandi sportivi, come Gianni Rivera, e che altri cronisti, come Gianni Mura, a un certo punto, hanno dovuto e saputo raccontarci attraverso i classici “coccodrilli” che appaiono sui giornali.

Possiamo anche dire che il calcio sia solo uno sport come un altro, in cui “ventidue giovanotti in mutande corrono dietro una palla”, oppure possiamo leggere questo libro, e guardare oltre.

 

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10 giugno 2014 2 10 /06 /giugno /2014 06:22

Volevo vedere l'Aurora Boreale. Il nuovo libro di Emanuela Pagan: la vita è una cosa meravigliosaEmanuela Pagan, ricercatrice presso il CNR di Padova e presso il CERN, è anche una runner (con esordio nel 1990) e scrittrice. Recentemente, dopo i suoi "Sulle vele di un sogno. Fiabe per un anno" (2011) e "Micetto" (2009) entrambi pubblicati da & MyBook, esce una sua terza opera, dal titolo "Volevo l'Aurora Boreale".

Ecco come questa sua ultima fatica letteraria è presentata nel risguardo di copertina: "Forse la vita è amara o dolce a seconda di come una persona la vuole gustare.
Forse un sognatore non è completamente fuori luogo in questo mondo, forse è solo un mago in grado di far crescere fiori nel deserto o di illustrare la morte come la più bella delle nascite.
Forse se continuavo a seguire i miei sogni invece di piangere e inveire contro l’oggettiva ingiustizia dell’universo, forse sarei stata felice.
Forse”.
Un altro Natale è alle porte, ma questa volta Emma ha deciso di festeggiarlo in modo diverso per fuggire dalle pressanti abitudini della famiglia.
Dopo la separazione dal marito è alla ricerca di un nuovo equilibrio interiore che le riesca a colmare anche il vuoto del suo passato.
Sarà il suo gatto Oliver, fiutando il destino, a darle l'opportunità di costruire quella felicità che per ora era sempre abbozzata o amara.

Commento del critico letterario Claudio Ardigó. Un libro di formazione in una società in cui la nostra vita si è trasformata in una sfida con noi stessi, con il prossimo spesso senza regole, questo libro riporta alla normalità.

 In una società dove i valori che sono alla base della civile convivenza vacillano di fronte a nuovi miti, bellezza, forza affermazione di se, fanno apparire inutili i fondamenti su i quali poggiano le comunità rette da sistemi democratici. Pensiamo a quanto sembrano lontani o addirittura in contrasto con il nostro modo di vivere concetti come la solidarietà, l'altruismo, l'amore inteso in senso evangelico non ristretto al solo rapporto di coppia e svilito nell'aspetto puramente carnale.

Emanuela Pagan con il suo libro ci porta in un mondo ideale, per farci riflettere su chi eravamo, chi siamo chi possiamo diventare. Un romanzo dalle mille sfumature che pone di fronte la vita all'autrice ma anche a tutti noi lettori.

 

 

Chi è Emanuela Pagan (dalla pagina web di Giovanni Certomà) - articolo del 2008.  La prima corsa è stata una campestre dei GdG nel 1990 dove mi ha trascinato mio papà ed io vi ho partecipato dopo aver fatto come allenamento 11 volte le scale di casa. Entrai nelle dieci e la corsa mi entrò nel cuore”.
Basterebbero queste poche frasi per comprendere come la veneziana Emanuela Pagan si sia fatta trascinare e sublimare dal gesto nobile della corsa e con il passare degli anni, riesca proprio attraverso di essa, a esprimere al meglio la propria interiorità e il proprio essere. Dopo quell’esordio nel 1990, Emanuela lascia e riprende nove anni dopo con una scommessa impegnativa: correre la prima mezza maratona. E nonostante non avesse il credito di molti suoi conoscenti, taglia il traguardo con un buon 1h43’. Le successive mezze da lei corse non la vedono migliorare in chiave cronometrica, tanto che, è tentata “ad appendere le scarpe al chiodo”, ma le aveva appena comprate e quindi in lei “vince lo spirito scozzese” e si prepara ad un’altra grande avventura: l’esordio sulla distanza di Filippine, i 42 km e 195 mt.
E’ il 2001 e la sua Venezia le regala “la gara perfetta”, come lei stessa la ha definita: “conclusi con 3h43m53s, nessun dolore e tanta gioia. La maratona iniziava a cambiarmi la vita”.
Ormai Emanuela aveva preso il largo nel mare del podismo, nel 2002 sempre a Venezia si migliora con 3h31m e nel 2003, nella Roma dei Fori Imperiali abbatte un possente muro correndo in 3h28m e “...la mia vita sportiva, e non solo, cambia totalmente”.
E poi gli ultimi due anni sono quelli dei grandi risultati e best – time personali: “...miglio 5m30s, 3km pista 11m11s, 10km 39m06s, mezza in 1h26m04s, maratona 3h09m45s, ma la cosa più bella è stata quella di trovare lungo la strada tante persone che si sono dimostrate amiche e che hanno condiviso con me i chilometri e le emozioni”.

E scoprire che una come Lei, ricercatrice di fisica ambientale, affermi che “...la vita è un po’ come una corsa con tratti in salita e tratti in discesa in cui si incontrano molte persone con cui si fa un pezzo di strada insieme e alcune arrivano con te insieme fino alla fine”, sta a significare che ogni giorno che viviamo con questa intensità è tutt’altro che sprecato.
Accanto alla passione per la corsa in Emanuela vi è quella per il proprio lavoro, ricercatrice appunto di fisica ambientale presso il CNR di Padova, anche se, il suo vero e primo amore è stata la fisica subnucleare, che l’ha portata a lavorare al CERN di Ginevra: “...penso di essere una delle poche persone che può affermare di aver corso sopra un acceleratore di particelle, naturalmente spento”.
Ma Lei è tutt’altro che spenta e sin dalla prossima gara premerà sull’acceleratore del suo cuore e dei suoi polmoni.

 

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4 giugno 2014 3 04 /06 /giugno /2014 14:11
La Ballata dei Pellegrini. Un romanzo che è anche diario di viaggio con una resa al camminare puro e all'esperienza dei primi pellegriniPer chiunque ami camminare, per chiunque ami il Cammino di Santiago, per chiunque si accinga a farne esperienza o l'abbia già fatta, ecco un nuovo volume che potrebbe rivelarsi una lettura appassionante. Si tratta de "La Ballata dei Pellegrini" (titolo originale: La ballade des pèlerins), edito da Sellerio (2014) in cui Edith del La Héronniere in forma di romanzo racconta una storia di pellegrini in cammino da ézelay in Borgogna verso Santiago di Compostela. Un romanzo che è anche un diario di viaggio e rapporto su di una mirabile identificazione con l'avventura dei viandanti medievali.
Il volume, tradotto dal Francese da Vera Verdiani, è arricchito da una nota introduttiva di Salvatore Silvano Nigro.
«Non si può parlare di una vera e propria partenza, ma di una gran pedata metaforica». E poi: «Sull'altare San Giacomo sfavilla di luci».
Tra i due estremi - il rude congedo del frate («Uscite! Andate al diavolo!») nella Basilica di Vézelay in Borgogna, e il tripudio sull'altare del santo - si snoda il viaggio per Santiago di Compostella.
La traccia è quella che aprì per primo Godescalc vescovo di Le Puy, nel 950, e che, poi, innumerevoli piedi di pellegrini hanno scavato nel tempo e nella terra.
Questo libro racconta la lunga marcia di due uomini e una donna, cui si aggiunge in cammino un'altra donna.
Mette in campo le personalità dei pellegrini; e insieme le fatiche e le sofferenze, i malumori e i contrasti, che a poco a poco ma decisamente si stemperano e si annullano nella «pace», cioè nella resa al Camino de Santiago.
È la resa al camminare puro, è l'abbandono a ciò che da mille anni inesorabilmente si ripete identico. È la scoperta che i santuari, le rocce, i luoghi di sosta, gli orizzonti che si aprono improvvisi e suggestivi, le deviazioni solo apparentemente inattese, le statue dei santi, i ricoveri e gli ospizi («solo tre giorni si fermava il vagabondo, o si rischiava di non partire più. Era questo il ritmo dell'erranza»), il cibo antico, le risse tra pellegrini e con gli osti, il bastone e i piedi, e tutto quanto si manifesta al romeo nella dilatazione delle sue emozioni, sono l'umanamente eterna filastrocca, o poema o ballata, che accompagna, consola e ritma il cammino sempre uguale fino al santo che aspetta; là dove in realtà ad attendere è sempre una specie di morte. È dunque questo libro il resoconto narrativo di una mirabile identificazione, oltre il tempo e contro il tempo, con l'aventure dei viandanti medievali.
Edith de la Héronnière è collaboratrice della «Nouvelle Revue Française» e della rivista «Légendes».
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1 giugno 2014 7 01 /06 /giugno /2014 05:18
Non dirmi che hai paura. La storia emblematica dell'atleta somala Samia, vittima dell'integralismo islamico
Nel volume di Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura, pubblicato da Feltrinelli nel 2014 è tracciata la storia di Samia Yusuf Omar, l'atleta somala che fece commuovere, quando a soli 17 anni partecipò ai Giochi Olimpici di Pechino, dopo essersi allenata quasi di nascosto per sfuggire all'occhiuta attenzione dell'integralismo islamico. La sua vicenda commosse, benché in quell'Olimpiade dove dipsutava i 200 metri piani, arrivò ultima delle ultime, pur avendo conquistato il suo miglior tempo nella specialità con 32"16.
Il suo sogno sarebbe stato quello di far meglio ai successivi giochi olimpici di Londra nel 2012 e per sfuggire al potere crescente degli integralisti che la costringevano a correre praticamente dentro un burqa, intraprese un viaggio di speranza e di libertà verso l'Europa, determinata ad entrarvi come migrante clandestina.
Il suo sogno fu interrotto dal naufragio del barcone con il quale attraversava quell'ultimo braccio di mare che la separava dalla libertà.
Una vicenda emblematica che dovrebbe essere conosciuta e letta dal maggior numero possibile di persone: Samia purtroppo è morta nel Mar mediterraneo, ma il suo sogno vive e con le ali della libertà la sta portando lontano.
Non dirmi che hai paura è finalista Premio Strega 2014.

(Dal risguardo di copertina) Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
Non dirmi che hai paura. La storia emblematica dell'atleta somala Samia, vittima dell'integralismo islamico(La recensione di IBS) Perché è importante che questa storia venga letta dal maggior numero di persone? Perché ci sembra doveroso che a scriverla sia stato proprio un giovane autore italiano? Perché la storia di Samia ci coinvolge tutti. 
Forse qualcuno ricorderà le discusse Olimpiadi di Pechino del 2008. Erano anni difficili, di guerre e integralismi tra popoli e tempi in cui nuove economie emergenti entravano alla ribalta mondiale. La Cina, paese comunista che aveva saputo conciliare all’ideologia imperante anche una forma di capitalismo spinto, ospitava tutte le delegazioni sportive con l’intento di dimostrare al mondo intero che i due modelli di governance globali possono convivere nello stesso, complicato, sistema economico. È proprio a Pechino che vediamo per la prima volta Samia, giovane atleta somala che corre nella batteria dei duecento metri e arriva ultima. Le immagini della sua corsa alle Olimpiadi con i veli in testa, le spalle coperte, le gambe sottili e quegli occhi enormi carichi di voglia di riscatto per il suo popolo, fanno il giro del mondo. Quella ragazzina, che corre insieme alle atlete americane dieci volte più robuste, agili, profumate e griffate, diventa un’icona dell’emancipazione femminile nei paesi musulmani. 
La storia di Samia, della sua infanzia a Mogadiscio, della sua passione per la corsa e del Viaggio che intraprende a soli vent’anni in cerca della libertà è il racconto delicatissimo eppure struggente che Giuseppe Catozzella fa in queste pagine. Tutto inizia in una città di mare, ma dove il mare è vietato a tutti, soprattutto ai bambini. A Mogadiscio una sanguinosa guerra etnica imperversa da tanti anni, il coprifuoco scandisce la vita degli abitanti, che non possono muoversi liberamente, l’aria è intrisa di polvere da sparo e gli attentati al grande mercato cittadino sono un rischio quotidiano. Samia, di etnia abgal è una privilegiata, perché gli integralisti di Al-Shabaab che hanno preso il potere, rivolgono il loro odio soprattutto all’etnia darod, che sono la minoranza. Nella famiglia di Samia però, la convivenza tra abgal e darod è sempre stata pacifica. Lei, con i suoi genitori e i suoi fratelli, divide la stessa casa con Yassim e i suoi figli, un grande amico di suo padre di etnia darod. Samia e Alì, il figlio minore di Yassim, crescono insieme, accomunati dalla grandissima passione per la corsa. 
Senza scarpe, solo con una vecchia maglietta sdrucita e un pantaloncino, i due ragazzi sfrecciano per le vie della città, evitando accumuli di spazzatura e pozzanghere di fango. Di notte entrano nel vecchio stadio cittadino crivellato di colpi di mitragliatrice e si allenano alla luce della luna. Sono anni difficili, di sacrifici e fame, pericoli continui di attentati, leggi coraniche contro le donne e angherie dei bambini soldato. Eppure è un’infanzia bellissima quella di Samia, attorniata dall’amore della famiglia e incoraggiata da un padre straordinario, che la incita a coltivare il suo sogno anche contro le leggi coraniche. Una bambina “guerriera” come Samia, che con le sue vittorie riscatterà tutte le donne musulmane, non deve mai dire di aver paura, altrimenti la paura, come un demone, la paralizzerà: è questo l’insegnamento del padre aabe, è ripetendo questo mantra che Samia corre più forte di tutti gli atleti del suo Paese.
L’odissea di questa ragazzina in cerca di libertà, che affronta con le poche forze che ha il suo grande sogno di vincere le Olimpiadi di Londra del 2012, è il fulcro di questo romanzo che assomiglia tanto a una fiaba. Le prime gare, l’ingresso nella squadra olimpica, il viaggio fantasmagorico per Pechino nel 2008, ma anche le enormi difficoltà di allenarsi, dopo che Alì è costretto a fuggire da Mogadiscio e suo padre perde il lavoro. A un certo punto della sua breve vita, Samia si vedrà costretta a prendere l’unica strada possibile per il riscatto: la via del deserto, il Viaggio, sulle tracce di sua sorella Hodan che lo ha già fatto per approdare in Finlandia. Sarà veloce e definitiva la sua decisione di mettersi nelle mani dei trafficanti di uomini che, in cambio di quantità crescenti di denaro, si offrono di traghettare persone disperate, clandestini, fuggitivi, attraverso tutta l’Africa. Anche Samia si ritroverà stipata con altre settanta persone su una jeep attraverso il deserto. Dall’Etiopia al Sudan, dal Sahara alla Libia, un viaggio di otto mesi ai limiti della sopravvivenza, con l’unico obiettivo di mettersi in salvo sulle coste italiane, a Lampedusa. Tutti quelli che hanno già affrontato il Viaggio sanno che peggio del deserto, che ti rende folle, e delle prigioni libiche, dove le donne che non pagano vengono violentate, c’è solo il Mediterraneo. Attraversare il Mediterraneo è l’ultimo passo verso la libertà, ma anche il più rischioso, è una traversata decisiva in cui ciascuno può, in un attimo, perdere tutto.
Con una voce ispirata e intensa nella sua profonda umanità, Giuseppe Catozzella si immerge nei panni di questa giovane donna somala, eroina dei nostri tempi, restituendoci una storia memorabile, capace di aprire profondi solchi di sensibilità nell’animo di ognuno di noi.
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3 maggio 2014 6 03 /05 /maggio /2014 07:42

Anatomia della Corsa. E' ora disponibile nelle librerie il nuovo manuale per gli appassionati della corsaE' uscito il trattato accessibile a tutti, semplice ed immediato, anche per il ricco apparato di didascaliche illustrazione, Anatomia della Corsa. Guida per un allenamento efficace di Philip Striano (Elika, collana "Anatomia dello Sport", 2014).

La corsa è la più semplice delle attività fisiche, in quanto può essere praticata ad ogni età e a prescindere dal proprio livello di preparazione atletica. Non costa nulla: bastano un buon paio di scarpe, maglietta e pantaloncini e si può partire, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

Come per qualsiasi attività fisica, esistono però un modo giusto e uno sbagliato di correre. Riscaldare e allungare i muscoli prima di iniziare la corsa ed eseguire esercizi di stretching per il defaticamento, sono passaggi fondamentali che dovrebbero diventare parte integrante dell'attività. Per evitare lesioni e migliorare i livelli di prestazione inoltre esistono esercizi mirati ai muscoli più utilizzati nella corsa, fortemente consigliati per completare il proprio allenamento.
Il volume è strutturato in modo tale da poterlo utilizzare come una comoda guida per apprendere tutto ciò che serve per imparare a correre comodamente, per mezzo del programma completo che è offerto dalle sue pagine, completo di esercizi e di istruzioni dettagliate per eseguirli correttamente ed evitare gli errori più comuni, e arricchito dai consigli su cosa indossare e dove correre.
In questo senso, Anatomia della corsa sicuramente può essere un aiuto efficace per raggiungere i propri obiettivi in maniera sana e sicura! Un'introduzione alla corsa dalla A alla Z, con una serie di consigli efficaci per non farsi male e per non creare disequilibri che sono la porta d'accesso ad infortuni do ogni tipo.

 

(Dal risguardo di copertina) "Anatomia della corsa" è una dettagliata guida di allenamento per gli appassionati di questa disciplina, che comprende un programma completo di esercizi mirati al potenziamento e all'allungamento dei gruppi muscolari più utilizzati nella corsa e nel jogging. Troverete istruzioni passo a passo chiare e dettagliate, arricchite da numerose illustrazioni anatomiche che evidenziano i muscoli coinvolti e completate da consigli utili per eseguire correttamente gli esercizi ed evitare gli errori più frequenti. Grazie a questo libro scoprirete poi come iniziare a correre, cosa indossare, quali sono le superfici più adatte, come individuare, prevenire e curare le lesioni più comuni. Vengono suggeriti, infine, alcuni esempi di sequenze che vi permetteranno di modellare il vostro personale programma di allenamento e perseguire gli obiettivi che vi siete prefissati.

 

Guarda la presentazione del volume.

L'autorePHILIP STRIANO è medico chiropratico sportivo certificato, esperto di lesioni sportive, esercizio fisico, allenamento per la forza e il condizionamento. Ha conseguito la laurea in Chiropratica presso il Chiropratic College di New York ed è proprietario del Centro Chiropratico Hudson Riverton (Hudson Rivertowns Chiropractic) di Dobbs Ferry, New York.

L'Editore. Dal 1996 Elika Editrice pubblica libri specializzati sul fitness e sul benessere grazie alla collaborazione con i più apprezzati professionisti del mondo sportivo italiano. Sempre alla ricerca di nuove tendenze, offre inoltre ai suoi lettori i best seller e le ultime novità del panorama editoriale internazionale.

Dove acuistare il volume. Il libro può essere acquistato in tutte le librerie, nei negozi sportivi e sul nostro sito: acquista Anatomia della corsa

 

 

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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