Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
27 luglio 2011 3 27 /07 /luglio /2011 18:11

Carlo-Tapella-taglia-il-traguardo-della-100-km-Rimini-Extre.jpgCarlo Tapella ha partecipato tra il 23 e il 24 luglio alla 6^ edizione della 100 km Rimini Extreme, da esordiente: nel senso che non aveva mai corso alcuna delle precedenti edizioni. Ha chiuso in 11h39'55 (45° assoluto), un ottimo crono, in considerazione delle difficoltà che questo percorso presenta: un risultato che per lui è arrivato inattesa, al di là dei pronostici, per cui alla gioia di aver portato a termine una gara di severo impegno si è aggiunta anche la soddisfazione per il riscontro cronometrico. 

(Carlo Tapella) Cosa posso dire? Fantastica esperienza.

Arrivo sabato e, come prima cosa, ritiro il pettorale e devo dire che gli organizzatori sono stati molto cortesi e gli atleti, me compreso: sono visibilmente eccitati e vogliosi di correre.
Dopodiché, vado a depositare la sacca ed un signore dell'organizzazione che, gentilissimo, mi dice che col mio fisico ed entusiasmo dovrei concludere in 12 ore...  Io lo ringrazio, prendendolo per squilibrato e replicando che, purtroppo, risultato non segue il fisico, ma che una cosa la so per certo: mi divertirò.
Piccolo particolare: la gara parte alle 22.00 di sabato e si corre con luce frontale in testa almeno fino all'alba.
Con un po' di anticipo rispetto all'orario di partenza, segue un piccolo corteo dalla Darsena, a S. Giuliano a mare, fino all'Arco di Augusto in centro di Rimini.

Poi, via! Si parteeeeeeeeeee. La mia gara comincia tranquilla i primi km sono facili e in un'ora ho già percorso oltre 10 km,seguiranno altri 10 km abbastanza facili e in 2 ore e 10 minuti circa sono al 20° km.
Ora comincia la vera gara,con i saliscendi e noi corriamo tutti al buio con luce frontale e mi accorgo che la mia è una delle migliori per il fiotto di luce che produce, sicchè molti mi seguono come fossi un divo di Hollywood ma senza chiedermi autografi per fortuna mia... Odio la popolarità e preferisco la tranquillità.
Pensavo che, essendo questa la mia prima partecipazione, avrei faticato parecchio solo nella salita prima del primo traguardo (piazzato al 48° km, dove si scollina per cominciare subito dopo a scendere). Invece il freddo, il buio e la salita hanno cominciato a farsi sentire già a Montescudo ovvero sia la salita precedente.
Arranco fino al primo traguardo, ormai solo da parecchi chilometri: e, intanto, mi chiedo se la seconda parte sarà veramente facile come mi hanno detto. Più che altro lo spero vivamente.

Comincio a scendere e, finalmente, il freddo cala e il vento si attenua. Sono tra l'altro sono in compagnia confortante di un gruppetto con il quale rimarrò per tutta la discesa, quando ecco finalmente l'alba!
Ritiro nel marsupio la pila e mi rincuoro un attimo. 10 km di discesa sono messi in archivio; segue un pò di saliscendi ed eccomi a Verucchio con 3 km di salita  ripida nei quali posso solo camminare e, sforzarmi troppo,  comprometterebbe la resa negli ultimi km.

Dopo Verrucchio riprende un tratto di discesa che mi porterà alla pista ciclabile [ormai nella valle del fiume Marecchia] e devo dire che ho ancora ottime sensazioni: sto bene e ho ancora voglia di correre!
La pista ciclabile me la sparo tutta da solo, tranne che ai ristori dove mi ricongiungo, all'inizio, con un ragazzo simpaticissimo di Trento.

Finalmente la noiosa ciclabile finisce ed esco alla Darsena: le lacrime scendono copiose, l'emozione è tanta, il nervosismo e la concentrazione vanno a farsi benedire. Sono al 99° km e galoppo a 5' /km fino al traguardo.

Carlo-Tapella-esulta-alla-fine-della-100-km-Rimini-Extreme-.jpgTempo ufficiale 11h31'59 (45° assoluto).
Ritrovo la signora che mi aveva dato la carica, la abbraccio e piango di gioia. E' davvero  finita: ora la stanchezza e un turbine di emozioni mi pervadono. La gioia è tanta! Chi se lo aspettava un tempo del genere!

Dopo poco mi raggiunge l'amico di Trento che mi abbraccia anche lui è sfinito mi sorride , ci scambiamo un abbraccio forte e scorrono altre lacrime di felicità.
Rimini Extreme resterà sempre nel mio cuore, tante lacrime, sudore e fatica ma quanta soddisfazione!
Un saluto e un abbraccio a tutti gli organizzatori e complimenti a tutti quelli dei ristori che mi hanno accolto sempre come fossi loro amico facendomi enormemente piacere e un saluto per ultimo alla bellissima città di Rimini, per la sempre splendida accoglienza e le ottime piadine!
Non mollate! Voglio correre ancora con voi fratelli runner!

 

Foto Runnerspercaso

Condividi post
Repost0
24 luglio 2011 7 24 /07 /luglio /2011 10:53

Andrea Boni Sforza-R(Andrea Boni Sforza)  Sabato 16 Luglio, sveglia all’alba. Avrei dovuto svegliarmi verso le 7, ma già alle 5 e mezza ho lo stomaco in subbuglio, ieri sera ho mangiato troppo tardi, un impegno a cui non potevo mancare, cioè la corsa degli amici TRC, e poi ho dormito male. Non sto neppure tanto bene. Doppio caffè per svegliarmi. Ma mi ci vogliono un paio d'ore per mettermi in squadro, sono un po’ sguasto. Stranissimo, non da me.
Verso le 9,30 mangio un bel piatto di pasta. Con verdura. Sto meglio.
Ebbene sì, la “Asolo 100km”, sarà una specie di Passatore: partenza della gara alle 15.00, prime ore al caldo, poi salitone fino al 48° km, cambio vestiti, discesa nella notte, e ultimi 25 chilometri nel buio profondo. L'arrivo è previsto dopo le 3.00 di notte: penso che impiegherò 12-13 ore. I preparativi sono i soliti: la borsa coi vestiti per la partenza e per l’arrivo, lo zainetto col cambio a metà percorso, e poi la borsa con il cibo per il viaggio.
Poco dopo le 10.00 parto da Sant’Ilario e in macchina verso l’autostrada. Al casello di Reggio mi aspetta l’amico Enea, appuntamento alle 10,30. Arrivo in preciso orario; anzi no, all’uscita del casello ci sono file di macchine per il concerto di Ligabue… Uff, mi fanno perdere una decina di minuti.
Sono le 10.40, Enea monta in macchina, saluta la moglie, partiamo. Vorrei arrivare ad Asolo verso le 13, il viaggio è lungo (250km), ma voglio prendermela comoda con qualche sosta per mangiare un po’.
L’A22 è intasata proprio allo svincolo per l’A4 prima di Verona… Cheppalle, perdiamo altri 20 minuti per la fila. Ci fermiamo a mangiare un po’. Banane, altra frutta per me, bevo. Enea entra in autogrill e si va a prendere nutella, biscotti e tè… Enea è autodidatta. Non solo non ha mai fatto una maratona in vita sua, lui non ha mai fatto una sola corsa in vita sua, non è tesserato con niente e nessuno, ha solo il certificato medico di buona salute, “quello di Nonna Papera”, come dice lui. Oggi, per la prima volta, si metterà un pettorale sulla maglietta.
Enea Righi è un collega di lavoro, ha 44 anni: meno di un anno fa, quest’inverno, ha smesso di fumare, ha iniziato a correre per conto suo, fino a riuscire a fare anche 27 km da solo, utilizzando come percorso di allenamento il tragitto da casa sua al lavoro. In pochi mesi avrà perso 15-20 kg.
Poi, ad inizio Giugno (40 giorni fa), l’ILLUMINAZIONE: gli dico che c’è una manifestazione, il “Corri contro la Sla”, sono alcuni ragazzi che corrono 60-70km al giorno, fanno una tappa da Parma a Pontremoli, la si può fare in compagnia. Viene anche lui, in data 11 giugno corriamo insieme per la prima volta, e lui si beve 65 km… ritmo lento, certo, con pause, ma sempre 65 km, in compagnia di ragazzi fantastici, tra i quali Enea trova in un elemento come Popof (Filippo Poponesi) il suo “mentore”.
La settimana dopo Enea viene anche a fare la tappa da Gubbio a Fano, 67km. Oggi prova a farne cento. Si, dal nulla a 100km. Senza preparazione tecnica, nè fisica nè altro.. Alla faccia di quelli che “preparano” due maratone all’anno…
Per arrivare ad Asolo il navigatore ci manda su qualche stradina di provincia… Non si arriva mai! Poco dopo le 13 ci fermiamo ancora, bevo, mangio la pasta che mi ero preparato a casa, un po’ di insalata, Enea spilucca un po’, intanto ci cambiamo al volo.
Sbaglio strada un paio di volte, ma è poca roba, arriviamo al ritrovo di Casella d’Asolo, il tendone di Sant'Apolinnare, poco prima delle 14. Il briefing è già andato, chissà cosa avranno detto… Solo il tempo di ritirare i pettorali, poi ci si mette ad aspettare le navette che ci porteranno su ad Asolo, 3-4km di distanza, per la partenza in piazza.
Ad aspettare lì con noi ci sono i soliti ultra-suonati, età media 50anni. Il livello è quello che è, saremo 120-150 iscritti, ma non è una corsa Fidal, quindi non ci saranno big, ma i personaggi sono i soliti da Passatore & C,. con l’aggiunta di qualche montanaro scalatore di queste parti, veneti o trentini.
Tra gli altri spicca un tizio con un fisico asciutto e muscolare, definito, si vede che è uno che va forte, anche l’abbigliamento è molto tecnico… Runners Bergamo… lo guardo bene, si l’ho già visto… ecco chi è: Tiziano Marchesi, fresco primatista italiano di 48ore. Wow! Lo saluto, gli faccio i complimenti. Ragazzo simpatico, molto disponibile...
Vaselina a go-go, su piedi, inguine, capezzoli e… Mentre mi attacco il pettorale alla canotta mi rendo conto che non ho preparato l’elastico da mettere attorno alla vita per spillarcelo… strana dimenticanza. Quando mi cambierò dovrò anche staccare e riattaccare le spille… E sarà tempo sprecato! Stranissimo, non da me.Vabbè, arriva la navetta, andiamo su alla partenza, ad Asolo, che è 100mt più in alto...
La piazzetta è piena, podisti pronti a partire per la 100km, un po’ di gente, pochi accompagnatori, anzi, nessun accompagnatore. Il centista qui è un solitario, i suoi unici accompagnatori sono gli altri centisti. Ecco Bruno Nicolussi, un ragazzo (si fa per dire, ha 53 anni!) trentino. Ha saputo di questa 100km da me 10gg fa, su Facebook, si è iscritto senza esitazione, è alla sua 2° 100km dopo aver fatto il Passatore 7 settimane fa.
Facciamo due chiacchiere, ci eravamo dati appuntamento qui… Gli presento Enea, che scalpita senza meta. Una brava persona Bruno, si vede; gran fisico, forte e muscolare, ma il difetto di essere interista, come Ciro.

Bel paesino Asolo, un borghetto di collina, suggestivo e tranquillo. Penso che se avrò mai occasione (e quando mai ce l'avrò? Mai...) verrò qui, in vacanza.
Alla partenza trovo alcune facce da Nove Colli Running, c’è la Monica Baldi, che proprio alla Nove Colli si era fermata a metà gara, cioè dopo 101 km. Una ragazza tosta, ma anche carina e simpatica. Poi trovo il sempre presente Fabio Busetti, lo saluto… Lui alla Nove Colli ci era arrivato in fondo, nonostante a metà gara fosse già... morto. 15°assoluto, 202 km in 27h17'.
Faccio due chiacchiere con Monica, mentre Enea gira avanti e indietro per la piazza, lo lascio solo mentre l’ansia pre-gara lo divora. Io sono tranquillo, anzi di più, mi sento come fossi al bar a salutare gli amici… Siamo una ventina di persone attorno ad una fontana circolare, ci si rinfresca, ci saranno 28-30°C, abbastanza caldo.
Seduto c’è un tizio con una maglietta che dietro reca un’altimetria nota, leggo bene, dice “BADWATER FINISHER”… Proprio così, è Stefano Molteni, reduce dalla 217 km americana di 4 giorni prima. Lo saluto, ha il volto un po’ spellato, deve aver preso un po’ di sole… Ce l'ha fatta in 42h, mi racconta un po’ della sua esperienza, ma deve interrompersi, ormai sono le 14.57, andiamo verso la partenza.
Poco prima dello sparo, Stefano mi raggiunge sotto lo striscione, riprende il suo racconto da dov’era rimasto, mi fa vedere l’unghia del piede che si sta staccando… Mi fa un po’ senso, ma è su questa bella immagine che si parte! Speriamo non sia di cattivo auspicio.
Si corre. Sono poco concentrato. Saluto Enea, che rimane dietro prudente. Io vado leggero, corro con Bruno per un po’, poi corro con Monica. So che non posso tenere il suo ritmo a lungo, lei va forte, la saluto minacciando di riprenderla negli ultimi km, un ignobile bluff...

I primi 2 km sono in leggera discesa, poi si va verso Maser. Dopo 4km mi passa Marchesi, mi saluta. Passo il 5°km in 27’, troppo veloce. Rallento e bevo, mi rinfresco. D’improvviso si gira a sinistra, inizia una salita. Sarà il primo “colle”, questo di Maser. La salita è tosta, cammino subito. Tranquillo. Caldo.
Si scollina dopo circa 3km di salita, non pensavo fosse così lunga. La faccio tutta con una ragazza, si chiama Adele; ad un tornante decidiamo entrambi di correre appena, c'è gente che applaude... Ho camminato parecchio, la media al km è già andata sottosuolo, lascio perdere il Garmin. Al culmine della salita mi tolgo la canotta, maledico le spille del pettorale, che a questo punto mi attacco ai pantaloncini, perdendo forse un minuto. Pirla.
Adesso si scende bene, per un paio di km. Recupero, non va male, ma non va neanche benissimo, non mi sento troppo bene, devo ancora entrare nella corsa. Bevo, mi bagno.
Verso il 15°km c’è un’altra salita, Monfumo, forse 2km di ascesa. Si cammina, inutile spendere energia. Poi si scende ancora. Dolci colli, molto carini a dire il vero, anche se faticosi per chi li vuole correre... Bevo ancora, mi rimetto la canotta, era inzuppata ma il caldo l’ha già asciugata.

Rallento e parlo spesso con altri podisti. Non spingo mai, sto leggero. Cerco solo di non far fatica, vado piano, queste sono le ore decisive in cui ci si deve bagnare, non spendere energie. Il fresco lo troverò stanotte. Sono al 20°km, 2h16’, ma è già stata abbastanza dura, ho già fatto salite e già camminato. Va bene così.
Adesso la strada spiana per un po’. Fa ancora caldo, non trovo il ritmo giusto, non riesco a correre con profitto e continuità, troppi saliscendi, ma non voglio neppure spingere… Siamo a Cavaso del Tomba, brutto momento.
Cerco compagnia, la trovo in altri podisti, sempre disponibili. Siamo tutti sulla stessa barca. Sul percorso i punti di ristoro sono puntuali, c'è sempre parecchia gente a fare assistenza, disponibile e cordiale.
Sto cominciando a trovare un buon ritmo quando arriviamo a Possagno, ci fanno girare a destra per uno strappo di almeno 500-600mt ripidissimi, spacca gambe, sicuramente sopra il 10%, si cammina, poi si scende ancora. Cerco acqua, la trovo.
Sono al km 25 e siamo a 3 ore esatte di gara. Pensavo di correrlo bene, il primo quarto di gara, ma l'altimetria riportata sul sito era aleatoria, la realtà è diversa, è già stata dura e sono stanco, in compenso sono andato piano piano. Brutto momento. Caldo.
Ma il primo quarto di gara è andato, ormai arriva il salitone. Ecco, bivio a destra. Il paese si chiama Fietta, vedo un cartello, salita al Monte Grappa, 22km, 7,2% pendenza media, ca.1500mt di dislivello. Inizia a salire, i primi km sono tosti. Poi molla un po’. Cielo Coperto.
Il tempo passa, i chilometri sembrano non passare, ormai saranno 30 i chilometri che ci siamo lasciati alle spalle, sono un po’ giù… Empasse mentale. Procedo, ma devo uscire dalla crisi... Gioco la carta della chiamata a casa, come al milionario di Gerry Scotti. Tiro fuori il cellulare dai pantaloncini, chiamo mia moglie, sentirla mi aiuterà un po’… Infatti, mi rincuora. Le dico che domani sarò a casa in tarda mattinata… Riparto.
Coraggio. Salita lunga lunga. Sta per piovere. Il cielo cambia in pochi minuti, comincio a sentire dei goccioni… Guardo il monte Grappa, lontano, è coperto da nuvoloni scuri. Affiora l'incubo del diluvio… Pioggia da qui alla cima ? Significa prendersi almeno 2 ore di acqua fredda, ed io sono in pantaloncini e canotta. Speriamo di no...
Per 5 minuti sembra che esploda il diluvio, ma poi nulla succede. Ma adesso entro nella parte dura della salita. Mi fermo ad un ristoro, come al precedente, chiedo se hanno birra. Immagino che ce l'abbiano, nascosta... Infatti ce l’hanno. Me ne aprono una, gentilissimi. Ne bevo mezzo bicchiere. mangio qualcosa e riparto.
Adesso la strada andrà su all’8-9% per almeno 6-7km, si entra nella parte a tornanti. È dura, cammino con metodo e calma. Si arriva ad un rilevamento, credo sia il 35°km, sono a 4h41’, dovrei essere attorno al 50°posto, non male, per aver solo camminato finora. Chiacchiero coi volontari al ristoro, mi rilasso e riparto.
Non fa più caldo, la salita è spesso coperta. Salgo a tratti con un trentino, che mi parla delle sue malghe, dice che si fermerà su al Grappa perché domani ha da fare… Poi supero un gruppo di tre ragazzi, evidentemente dei trailers che però hanno deciso di fare una 100km su strada, mi parlano del Tor des Geants, le crisi di sonno....
Continuo a camminare, tutti camminano: ne lascio indietro parecchi perché il mio passo è più lungo degli altri. La salita è durissima, salgo ai 9’-10’ al km, ma corricchiare è possibile solo a tratti brevissimi, ma è inutile. Siamo nel bosco delle conifere, quando la vegetazione lascia spazio alla vista del panorama, è fantastico: già si vede tutta la vallata, la pianura, al sole. Si intravvedono i piccoli campanili, le chiesette dei paesini, là in mezzo c'è anche Asolo...
Ormai saremo a 1200 metri di altitudine, ma ora la salita si fa impossibile, sulla strada si legge “hard”, adesso per 2 km c’è da morire, si fa fatica a camminare diritti, saremo al 18%. Non molla. Il tizio trentino, che mi ha ripreso ad un ristoro, comincia a parlare delle ciaspole e della neve che c’è su questa salita in inverno, ma adesso per terra c’è scritto “extremely hard”, è il pezzo più duro: 20%. E lui si stacca, non ce la fa più, mi saluta. Io non mi fermo, avanzo.
Gli ultimi 500 metri per arrivare al “salto della capra” (1450m) sono da incubo: leggi per terra che mancano 500 metri, poi guardi in su per vedere la cima, la immagini vicina e inveci la osservi più alta di te di almeno altri 80 metri, perchè la pendenza in questo tratto è ancora del 16-18%.

Non mi fermo, ma faccio un km in 12’ circa.
Chissà, se Calcaterra facesse questa gara, chissà se riuscirebbe a correre questo pezzo.
Arrivo ad un tornante, sulla sinistra lo strapiombo, è everamente suggestivo... Panorama incredibile, non resisto, mi avvicino al guard-rail per guardare giù, mi stanno per venire le vertigini. Torno in strada. Scollino, finalmente. Adesso dovrebbero esserci 3-4km di falsopiano, attorno a quota 1400 metri, poi il tratto finale di salita al Grappa. Respiro. Ricomincio a correre. Sono entrato con le gambe e col cuore in questa corsa. Ma quant’era dura quella salita, quanto l’ho odiata.
Attorno al km 39 c’è il check point dove passo in 5h15’. Qui c’è il “cancello” delle 6 ore. Al tavolino leggo che sono al 51° posto. Mi fermo a mangiare e bere un po’. Riparto. Adesso si corricchia un po’, poi la salita riprende, ma per alcuni chilometri è solo al 4-5%. Raggiungo due ragazzi veneti, parlo un po’ con loro, sono entrambi alla prima 100km, stanno volentieri con me, sono molto prudenti.
Affrontiamo insieme gli ultimi 3 km, dove la strada si fa più dura. Sono al 45°km, tempo 6h10’, sono passate le 9 di sera da poco, inizia a fare scuro. Ultimi chilometri, tutti tra l’8% ed il 10%, riprendo a camminare, inutile spendere energie. In pochi minuti scende il buio…
Comincio ad aver freddo, spero di arrivare alla cima appena possibile. Manca 1km. Ancora 8-10 minuti. A 700 metri  dalla vetta la strada incrocia la provinciale, da qui si va sù a destra verso l’ossario del Grappa, a 1720mt.
Gli ultimi metri sono quasi al buio, incrocio uno dei podisti che stanno già scendendo con la luce frontale, rallenta, mi riconosce… è Bruno! Mi dice “Forza Andrea, duecento metri!”.
E' stata infernale, questa salita, come tutta la prima parte della corsa, non la credevo così dura, non pensavo. Ormai sono a metà gara, ma sembra sia già passata una vita. La cima del monte è avvolta da una nube, non si vede nulla.
Buio pesto, faccio il giro del rifugio ed eccomi al check-point. Il Garmin segna km.47,830 in 6h36’55”. Ci sono, sono in cima al Monte Grappa.

Condividi post
Repost0
14 luglio 2011 4 14 /07 /luglio /2011 21:04

Pistoia-Abetone_gruppo.jpgDario Castagna che ha partecipato alla 36^ edizione della Pistoia-Abetone (alla sua prima partecipazione e, dunque, al suo "battesimo del fuoco", nel quale ha "onorevolmente" concluso in 6h05') ha postato nel suo blog un post dal titolo "Pistoia-Abetone: il sapore della sfida", in cui racconta la sua esperienza.

Il testo, con il permesso del suo autore, viene riprodotto qui di seguito.

(Dario Castagna) Si, questa gara è una di quelle che almeno una volta nella vita un appassionato di corsa o amatore che sia dovrebbe “tentare” di portare a termine.
Come dice il titolo del mio post, questa competizione è più che altro una sfida contro se stessi!
I 50 Km di gara infatti sono relativi quando uno è allenato a percorrerli in piano, ma quando si tratta di superare quasi 1500 mt di dislivello positivo la cosa cambia.
Personalmente non essendo amante delle salite e avendo una corporatura non troppo filiforme, tutti quei chilometri in salita mi hanno messo a dura prova già dai primi 15 km fino al passaggio “delle Piastre”.
Pistoia-Abetone 8593A farmi compagnia Carlo [Tapella], il mio storico socio nonché compagno di allenamenti quotidiani.
Con lui sono riuscito a stare fino al 33° km quando già consapevole delle mie possibilità, ho amichevolmente salutato “battendogli il 5″
E’, infatti, dal 35° al 50° che la gara si fa più dura. La difficoltà nel tenere un passo ridicolo rispetto a quello che si tiene quando si corre tutti giorni, mi costringeva a camminare sui punti più ripidi della scalata all’Abetone.
A confortarmi, una marea di concorrenti che si comportavano al mio stesso modo, intervallando il correre al camminare.
Devo riconoscere una cosa: ora che ho fatto questa ultra, confermo la difficoltà che supera di gran lunga una 100 Km (tipo Passatore) anche se, cronometricamente, dura la metà del tempo. :-/
Per quanto riguarda l tempo che ho impiegato… Beh, anche quello conta, ma non c’è stato verso di stare sotto le 6 ore.
Chiudo in 6h05', mentre il mio socio Carlo in 5h42'.
Gran bella esperienza da raccontare e perchè no, da rivivere (non l’anno prossimo !!!)
Grazie a tutta l'organizzazione e al mitico fotografo Maurizio :-) 

 

Vedi l'articolo nella sua posizione originale

Condividi post
Repost0
3 luglio 2011 7 03 /07 /luglio /2011 07:15

Pistoia-Abetone-8593.JPGCarlo Tapella (Polisportiva Dimensione Sport Turbigo - Milano) ha partecipato alla 36^ Pistoia-Abetone, chiudendo al traguardo di Abetone in 5h42'35, 241° in classifica generale e 166° in graduatoria maschile.

Ecco di seguito il suo breve racconto.

Non sono certo un top runner, ma anche io sono arrivato in cima in condizioni accettabili e ne sono fiero.
Prima di tutto arrivo a Pistoia e, visitandola vedo una città ancora a misura d'uomo, carina. Mangiare, come al solito, senza rinunciare a niente: per me, è il secondo scopo delle gare e devo dire che la Fiorentina della vigilia era davvero buona.
Ma ora passiamo alla gara.

La mattina si prospetta molto calda e, quindi, metto la mia canotta e vado a farmi la mia colazione a base di barrette dato che, sfortunatamente, di solido non riesco ad ingerire mai niente prima di una gara, a causa del mio stomaco.

Sono le 7.30 e si parte tutti pressati, come al solito. Non si può sorpassare, perchè le strade sono strette e non voglio forzare. La strada è lunga e il clima molto caldo, sin da subito.

Pistoia-Abetone-9177.JPGDopo un po' di saliscendi, si attacca con la salita che porta a Le Piastre, ridendo e scherzando: il clima è amichevole e fatto di allegria - e devo dire che tale resterà per tutta la gara.

La salita per Le Piastre è davvero tosta e il mio socio Dario [Castagna] comincia ad essere in difficoltà:  lui non ama le salite continue e odia il caldo, un mix micidiale per lui che già pocoprima de Le Piastre comincia a restare indietro.

Le Piastre finalmente passano e si ricomincia a rifiatare, con un po' di saliscendi, ma agevoli nel complesso. Così posso riprendere fiato fino al 23# km, dove si riprende a salire un poco. Il mio socio mi abbandona, momentaneamente.

Intanto, faccio varie amicize che mi accompagnano nel percorso e finalmente nella discesa da San Marcello a Lima, prima della grande salita continua sino all'Abetone, mi ricongiungo col mio socio Dario fino al 35° km.

Ed ecco che arriva il momento cruciale della gara e Dario, guardandomi con gli occhi pallati, mi comunica che camminerà tutta la salita.

Io gli dico che, per quanto mi riguarda, proverò a correre e che ci vedremo dopo, al traguardo.

Comincia la scalata e mi chiedo come facciano i top runner a correre a 4' al km, quando io a 7'30" al km mi sento letteralmente svenire.

Pistoia-Abetone-9443.JPGArrivo fino alla maratona correndo, dopodichè comincia l'elastico della corsa alternata a camminata fino al 48° km, punto dal quale corricchierò intrepido fino alla fine.

Risultato: 5h40'. Niente male, devo dire.

Dopo il meritato finale trovo Di Cecco con la coppa che mi dice che è arrivato secondo ed è raggiante. Io gli dico "Niente male per un vecchietto" e lui si sganascia dalle risate.

Meno male che, al ritorno, non ero io a dover guidare l'auto, con tutta quella stanchezza accumulata, scendere con tutti quei tornanti è stato fastidioso.

La sttoria finisce qui.

Un grosso complimento all'organizzazione per l'ottimo servizio in gara, ma anche pre- e post-gara e, arrivederci presto per l'ennesima grande fatica che a noi ultra maratoneti ci appaga tanto.

Un ringraziamento enorme a Maurizio per le foto e la sua simpatia.

A presto e un abbraccio a tutti gli ultrarunner.

 

241 TAPELLA CARLO M 03/06/70 ITA POL. DIMENSIONE SPORT TURBIGO (MI) 5.42.35 Maschile 166

 

Nella foto (di Maurizio Crispi): in alto, Dario Castagna e Carlo Tapella sono ansiosi di correre e già alla vigilia si danno da fare, dimostrando di essere più che pronti alla grande fatica dell'indomani; in mezzo, l'arrivo di carlo Tapella all'Abetone; in basso, la meritata ricompensa finale, dopo l'arrivo nella forma di un bicchierone di birra...

 

 

Le classifiche al traguardo dell'Abetone


Condividi post
Repost0
2 luglio 2011 6 02 /07 /luglio /2011 07:15

Atleti-6037.JPGGiuliana Montagnin ha partecipato lo scorso 26 giugno alla sua prima Pistoia-Abetone, arrivando al traguardo finale dopo circa 8 ore di gara. Ce l'ha fatta ed è stata soddisfatta di avere centrato il suo obiettivo: arrivare al traguardo e vincere la sfida con se stessa. A volte lo spettacolo dei top runner con le loro andature brillante e con le loro grandi performance oscura la prestazione di quelli che arrivano alle loro spalle e che, in verità, poi con il loro esserci danno numero, consistenza e spessore alla manifestazione podistica in corso.La maggior parte dei podisti amatoriali danno prova di abnegazione e di coraggio, stando sulle loro gambe per tempi molti lunghi dei podisti veloci e, semplicemente all'inseguimento della propia personalissima meta: arrivare sino in fondo, vincendo crisi ed incertezze, senza mai mollare.

Di seguito, il bel racconto della triestina Giuliana Montagnin.

Domenica 26 giugno ho partecipato alla 36^ edizione della Pistoia Abetone.

E’ stata la mia prima esperienza di corsa in salita, salita nel vero senso della parola. Ricordo ancora la mattina in cui decisi di parteciparvi. Ero un po’ “stressata” sul lavoro dal chiacchiericcio continuo di alcuni colleghi, non riuscivo a concentrarmi su ciò che stavo facendo e, durante una pausa, mi sfogai al telefono con mio marito: Se oggi mantengo la calma, mi iscrivo all’Abetone e la faccio in meno di 3 ore…

Ma dai, mi rispose, voglio vedere. Ma il tuo sogno non era la 21 km Bormio–Passo dello Stelvio? Aveva ragione, quella è sempre stata la gara dei miei sogni, però la scartavo continuamente, considerandola un’impresa impossibile.

Sapevo che parecchi amici avrebbero partecipato alla Pistoia Abetone e mi venne voglia di incontrarli nuovamente. Mio marito mi prese in parola e cominciò ad interessarsi a tutto quello che potevamo vedere a Pistoia e dintorni: Siena, Vinci, Certaldo, Collodi.

Cominciai a prepararmi moralmente, più che fisicamente: preferisco le gare lunghe su circuiti piatti, 50 km è poca cosa dopotutto, e un po’ di salita? Non sarà certo la fine del mondo. Sapevo già che due settimane prima avrei affrontato la “24 ore di Milano”: dunque, avrei avuto tempo per un bel riposo di una quindicina di giorni e poi la bella scalata.

È chiaro che non mi proponevo un tempo cronometrico favoloso: volevo arrivare alla fine senza distruggermi. Sono matematicamente certa che se non avessi avuto esperienza alle spalle di parecchie “24 ore” e di un paio di “12 ore”, ad un certo punto forse avrei ceduto allo sconforto.

La fatica è stata grande.

Start alle 7.30 del mattino da Piazza del Duomo a Pistoia, una giornata bellissima. Non ho sofferto molto il caldo, il ritmo era lento, le forze occorreva dosarle per tante ore, presto – quasi subito - si è cominciato a salire. Il caldo - e lo avevo preventivato - era un caldo secco, gradevole. Meglio per me, perché non amo le giornate afose della mia città.

I miei pensieri durante la corsa?

Le mie fantasie sono assurde, ma mi hanno sempre aiutato a non mollare. MAI. Ricordai una gara estiva serale nella mia città, Trieste, una gara di 5 km, umidità al 70-80%, 30 gradi - e oltre - alle 9.00 di sera. Gli atleti che partirono a razzo, ed alla fine del primo giro (3 in tutto) lo speaker, volendo allietare la folla, mi apostrofò: Ma signoraaaaa… ha già finito il carburante? Innestai una marcia più corta e ripartii a correre, giungendo ultima al traguardo col morale a pezzi.

Questa è stata una gara ben più gratificante, perché alternando un po’ il cammino un po’ la corsa sono salita fino alla vetta: e l’idea di un eventuale ritiro non mi ha mai sfiorata, per quanto fosse ardua la pendenza che dovevo affrontare, mi ripetevo che, in fondo, si trattava di soli 50 km… Sono abituata a momenti di crisi e a riprese inaspettate, e ore e ore di corsa lenta, per me, non sono mai state un problema.

Percorso bello, ristori ottimi,

Nei momenti in cui una persona sta per cedere, io comincio a macinare altri pensieri paradossali: Ritirarmi? Ma neanche per sogno, soffro il mal d’auto (e anche ingigantivo questo mio timore, ora non lo soffro più di tanto), tutti questi tornanti… farmi rimorchiare dal servizio scopa? Ma non se ne parla proprio, li faccio a piedi piuttosto che in auto. E in bici? Sai che fatica? e poi non ci so andare tanto bene.

Mi è venuto in mente un giorno di tanti anni fa, in auto verso le montagne del Trentino, lo stomaco che faceva le bizze: Ti prego raddrizza la strada, chiedevo con un filo di voce, e sapere che non puoi scendere dall’auto e proseguire a piedi! Sui tornanti dell’Abetone, invece, galoppare all’aria aperta non ha prezzo, mi sentivo la persona più felice del mondo, libera da tutto.

Aiuta molto psicologicamente vedere i cartelli ad ogni chilometri e, verso la fine, dici a te stesso: Ormai ci siamo. E così, tra corsetta e cammino, cammino e corsetta, sono arrivata agli ultimi due chilometri.

Non avendo mai fatto prima la Pistoia-Abetone non sapevo cosa mi aspettava negli ultimi 2000 metri: ormai la strada sembrava quasi piatta. Incredula, cercai di fare mente locale e di visualizzare il profilo altimetrico, ma dalla stanchezza non ricordavo più nulla: eppure a casa l’avevo studiato mille volte, a tavolino. E se gli ultimi metri mi ritrovo una pendenza del 16%?

Ripensai a Trieste, dove abbiamo il campo sportivo situato su una collina e a quante volte me la sono fatta di corsa, quella strada, con le borse a tracolla, assillata dal timore di perdere l’autobus… Dai ancora 200 metri! Daiiii che perdo l’autobus.

Nonostante i folli sogni irreali, ero pienamente cosciente che mio marito mi attendeva con l’auto lassù sulla vetta, anzi lui a piedi mi era venuto incontro un paio di km e arrancava in salita per seguirmi: Vai, vaiii manca poco… Forse incredulo pure lui di vedermi corricchiare ancora, dopo così tante ore.

Incurante di tutto (però rassicurata di averlo alle spalle), ho corso lentamente verso il traguardo.

Felice di averla conclusa, perché è una gara che ti dà emozioni che bisogna provare: non è importante il risultato; è più una gara con sé stessi, quando si corre - come me - a livello amatoriale; diventa alla portata di tutti, o quasi - un po’ di allenamento ci vuole, ma soprattutto tanta tanta grinta – e, in più, bisogna amare la montagna ed essere pronti a marciare in salita senza timori, senza mai perdersi d’animo.

Condividi post
Repost0
22 maggio 2011 7 22 /05 /maggio /2011 12:52

Giuliana-Montagnin.JPGI comunicati ufficiali e gli articoli degli organi di stampa di rado danno un'idea completa di una gara podistica sulle lunghe distanze, perchè si concentrano sui risultati cronometrici dei primi mentre tutto il resto viene rappresentato, in genere, in termini elogiativi e agiografici.

I racconti di chi ha partecipato spesso sono utili per comprendere meglio la qualità dell'organizzazione e evidenziano come gli aspetti logistici che sembrano sempre ottimi agli atleti che stanno nella testa della corsa o che hanno tempi di percorrenza nella maratona sino alle 4 ore, spesso lasciano a desiderare dal punto di vista dei podisti più lenti, specie quando il tempo limite è piuttosto ristretto. 

Il racconto di Giuliana Montagnin che, quest'anno, ha deciso di partecipare alla Maratona di Trieste, rinunciando per questo motivo alla 6 ore dei Templari una tipologia di gara che le viene più congeniale, mette in luce - drammaticamente - proprio la scarsa considerazione (e lo scarsissimo livello di assistenza) che viene riservata ai podisti più lenti, quelli che viaggiano nella coda della corsa.

Il bilancio finale di Giuliana Montagnin (un bilancio che si duole ad esprimere, perchè riguarda la maratona della sua città) non è confortante. Alla luce dell'esperienza, Giuliana dice: "Mai più! Sulla maratona di Trieste ci ho messo una pietra sopra e certamente non la consiglio ai podisti lenti e a tutti quelli che non sono più che certi di finirla sotto le 5 ore".

Ed ecco il suo racconto.

(Giuliana Montagnin) Per me, quest’anno la scelta di partecipare alla maratona di Trieste è stata dettata da motivi sbagliati, innanzitutto perché sapevo che la partecipazione non sarebbe stata massiccia e il termine massimo di 5h30’ era abbastanza categorico, dopo il quale ci sarebbe stata la riapertura della strada e la ripresa conseguente traffico veicolare, accoppiato ad una certa trascuratezza da parte dell’organizzazione nei confronti degli ultimi atleti. Avere un tempo limite così stretto da parte dei maratoneti più lenti, è un appesantimento, anche per motivi prettamente psicologici. Ho fatto alcune maratone sotto quel limite, ed in alcune “6 ore” podistiche ho superato la maratona in 5 ore – 5h 10’ (potevo seguire in queste occasione la progressione della gara nel monitor piazzato al transito degli atleti, dal quale si potevano vedere i giri fatti e il conteggio dei chilometri percorsi, ma in queste circostanza correvo rilassata: è l’idea stessa del limite che incombe su di te a mettere angoscia.

Per quanto concerne la zona dal Castello di Miramare fino all’arrivo nella città non ci sarebbero stati problemi, c’è il marciapiede, il problema era prima degli 8 km finali, praticamente una strada statale non adatta a pedoni.

Intanto circa un mese prima avevo partecipato alla 24 ore di Torino, con 119 km percorsi (e se non fosse stato per il caldo micidiale avrei fatto sicuramente 5 o 10 km in più: ecco questi sono i miei limiti e li riconosco) e quindi ho riposato un po’ ovviamente, ma forse troppo poco.

Non sono talmente forte da fare tranquillamente una 42 km ogni settimana o ogni due come fanno alcuni dei nostri conoscenti: io ho bisogno di recuperare.

E qui ho sbagliato: il recupero è stato poco, pensando a Trieste. Un mio amico che solitamente fa le maratone in 3h30’, mi ha spronato a partecipare egualmente, perché in quiesta occasione, pur essendo più veloce, si era proposto di accompagnarmi, adattandosi alla mia andatura e, nel caso,  spronarmi a fare almeno il personale di 4 e 58.

Avevo fatto alcuni lavori veloci, appunto come viene consigliato nelle tabelle in genere; tutto sembrava positivo e non avvertivo alcun dolore, ma in realtà - alla luce dei fatti - avrei dovuto riposare il più possibile e magari partecipare egualmente per finirla in 5h40’, senza sentirmi assillata da quel limite e non sarebbe caduto il mondo.

Quattro giorni prima della gara cominciai ad avvertire un dolore leggero ma fastidioso dentro il gluteo, ma non era stata una fitta forte, piuttosto una cosa leggera e a riposo (però sinonimo di qualcosa che non va). Per questo, ho riposato gli ultimi giorni, ma non è servito a nulla, anche da ferma o da seduta o a letto sentivo il dolore.

Veniamo alla gara. Fin dai primi chilometri avvertivo il dolore; e allora decidemmo di correre dietro i pacemaker delle 5 ore. Scelta sbagliata pure questa: per conto mio, anche loro andavano troppo forte, tanto che verso la fine uno ha avuto problemi e l’hanno conclusa camminando per molti chilometri. Anche loro non sono stati lineari: poco avveduti, son partiti troppo forte, e poi l’hanno finita 1 o 2 minuti sotto le 5 ore.

Alternavo un po’ la corsa, un po’ il cammino: così facendo, credevo di poter tenere il dolore sotto controllo, mentre invece mi accorsi che non era cosa fattibile. Già al 15° km, chiesi consiglio ai medici dell’ambulanza che mi fecero alcune domande e, come d’uopo, mi visitò una dottoressa e disse che probabilmente si trattava di una contrattura, dandomi alcune gocce sublinguali che avrebbero dovuto fare effetto in cinque minuti come antidolorifico.

Proseguimmo camminando, io decisa a vedere come andava per 10 o 15 minuti, se riprendevo a correre pianino o se era meglio rinunciare.

Non era mia intenzione di farli penare a lungo.

E qui cominciò un’avventura che, per fortuna, finì non troppo male, ma che con il nostro ritiro, poteva andar peggio.

Mentre noi parlavamo con l’ambulanza un furgoncino nero (servizio scopa, ma così nero pareva un raccogli-cadaveri o un carro di monatti) seguiva l’ultimo atleta.

Il guaio era che l’ambulanza ripartì e noi ci trovammo completamente soli abbandonati da tutto. Niente cellulare e niente soldi, sperduti con pochissima acqua, un sole cocente che ci batteva sulla testa e la certezza che più avanti stavano già smontando tutto e ci facevano dunque terra bruciata: segnaletica, ristori tutto.

Panico: Eravamo ancora a Monfalcone periferia, solo auto che sfrecciavano e non c’era anima viva. Abbiamo pure sbagliato direzione (a lungo andare ci saremmo trovati dinanzi la Torre di Pisa?)

Fermammo un auto, che ci diede un passaggio fino al punto certo del percorso maratona, al 20° km fummo intravisti da un motociclista dell’organizzazione che, per scrupolo, controllava che non ci fossero alcuni disperati. Si fermò e aveva un cellulare. Noi gli spiegammo il tutto e, quindi, chiamò i soccorsi: ovviamente, ci ritiravamo, la situazione era divenuta insostenibile.

Io avrei camminato anche fino a Trieste con le mie gambe, ma il mio amico aveva lasciato una borsa a casa mia ed il posto in treno prenotato alle 17.00.

Il motociclista fu gentile e, poiché sotto il sole ci si cucinava, mentre all’ombra avevo i brividi, mi diede il suo giubbotto imbottito e una bottiglia d’acqua, rimanendo con noi fino all’arrivo dei soccorsi.

Che fine avremmo fatto?

Dopo il colloquio con l’ambulanza, ci avevano completamente dimenticati, non c’era anima viva. Non ho idea di quante ambulanze avessero, ci son stati tanti malori per il caldo durante la gara: maò possibile che non ci avessero seguito almeno per una decina di minuti per darmi modo di decidere: o riprendevo oppure mi ritiravo!

Chi ci ha soccorso, alla fine, con un furgoncino privato?

Uno della mia società (e non della Bavisela) che, allertato da un via vai di telefonate, si è offerto di venire a prenderci a 20 km da Trieste.

Facemmo tutto il percorso della maratona e non c’erano più atleti ovviamente. Dopo il Castello ci fermammo al lato della strada e Claudio Sterpin era lì che marciava a tutto spiano o ultimo o penultimo e Sandro che guidava il furgoncino gli passò una borsa con un paio di scarpe di ricambio. Proseguimmo nuovamente sempre seduti nel furgoncino ed arrivammo a destinazione in Piazza Unità 5 ore dopo lo start.

Sterpin l’ha conclusa sotto le 5 e 30 di poco, l’ultimo è stato comunque messo in classifica con 5 e 45’.

Non voglio né lamentarmi né fare commenti, ho solo esposto i fatti che parlano da sé.

Non ho neppure scritto nulla di protesta al quotidiano “Il Piccolo” di Trieste.

Ho solo fatto una croce su questa maratona.

E’ finita bene, il ragazzo è stato veramente solidale, un vero amico, gli avevo più volte detto di farla solo con la sua velocità, ma lui non ha voluto, non aveva neppure le chiavi di casa mia e dunque dovevamo rimanere assieme.

Per tutto questo, ho un po’ il rimpianto di non essere andata a Banzi per partecipare alla 6 ore dei Templari perché, innanzitutto, sarebbe stata una gara fra amici e lì non sarei partita forte, chissà, forse, non mi sarei nemmeno infortunata; forse non avrei fatto neppure 42 km in 6 ore, forse solo 39 o 38, ma che importa? Indubbiamente, mi sarei divertita di più, perché in un circuito breve sei sempre assistita comunque, se hai problemi ti fermi e dopo un chilometri hai sempre a disposizione la tua borsa.

Pazienza è andata così.

Morale della favola: la maratona di Trieste è bella e “discretamente ben organizzata”, però se una podista sa di essere lento è meglio che non partecipi. Del resto il proverbio recita: Uomo avvisato, mezzo salvato…

Condividi post
Repost0

Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
  • Contatti

About

  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


Ricerca

Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

banner tre rifugi Val Pellice 194x109

IAU logo 01
  NatureRace header
BannerRunnerMania.JPG
 banner-pubblicitario-djd.gif
VeniceUltramarathonFestival
supermaratonadelletna.jpg
LogoBlog 01
runlovers
atletica-notizie-01.jpg


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pagine

Gli articoli più letti negli ultimi 30 giorni

 

ultrasportheader950.gif

 

 

Gli articoli più visti dal 24/03/2014 al 24/04/2014
Mobile Virgin Money London Marathon 2014 (33^ ed.). L'evento è stato… 2 303
Articolo Virgin Money London Marathon 2014 (33^ ed.). L'evento è stato… 1 728
Home Ultramaratone, maratone e dintorni 579
Mobile Maratona del Lamone 2014. Podisti fanatici e ignoranti affermano: Ti… 247
Articolo Ciao, Carmelo! Il commiato di Elena Cifali - Ultramaratone, maratone… 241
Articolo Corsa, fatalità e senso di responsabilità - Ultramaratone, maratone e… 236
Mobile Ciao, Carmelo! Il commiato di Elena Cifali - Ultramaratone, maratone… 223
Mobile UltraMilano-Sanremo 2014 (1^ ed.). Il sapore della sfida, a pochi… 206
Articolo UltraMilano-Sanremo 2014 (1^ ed.). Il sapore della sfida, a pochi… 196
Mobile Virgin Money London Marathon 2014 (34^ ed.). L'evento è stato… 134
Articolo Maratona del Lamone 2014. Podisti fanatici e ignoranti affermano: Ti… 118
Mobile A 98 anni suonati Giuseppe Ottaviani fa incetta di Ori a Campionati… 104
Mobile Corsa, fatalità e senso di responsabilità - Ultramaratone, maratone e… 103
Articolo A 98 anni suonati Giuseppe Ottaviani fa incetta di Ori a Campionati… 102

 

Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
Iscritti alla Newsletter 148
Articoli pubblicati 4259


Categorie

I collaboratori

Lara arrivo pisa marathon 2012  arrivo attilio siracusa 2012
            Lara La Pera    Attilio Licciardi
 Elena Cifali all'arrivo della Maratona di Ragusa 2013  Eleonora Suizzo alla Supermaratona dell'Etna 2013 (Foto di Maurizio Crispi)
            Elena Cifali   Eleonora Suizzo
   
   
   
   
   
   

ShinyStat

Statistiche