La 100 km delle Alpi (alla sua 5^ edizione) si è svolta tra il 12 e il 13 ottobre 2013. Come segno tangibile dell'attecchimento del verbo dell'Ultramaratona in Sicilia, vi ha partecipato un nutrito gruppetto di Siciliani (alcuni all'esordio nella specifica gara o addirittura in una 100 km), tra i quali anche il siracusano Vincenzo Altamura (già finisher di questa 100 km nel 2011).
Quelle che seguono sono la sua esperienza e le sue impressioni, così sintetizzate in quattro parole: "Fantastica gara, fantastici luoghi".
(Vincenzo Altamura) Ecco forse sono quattro le parole per racchiudere un evento ultra da incorniciare.: "Fantastica gara, fantastici luoghi".
Lo posso dire senz'altro dire che sono appagato.
La gara non rientrava nei miei programmi autunnali ma, come solitamente avviene per noi piccoli ultra, se ti chiamano, scatta la famosa scintilla soprattutto se fisicamente stai abbastanza bene .
Gli allenamenti sono stati molto sobri ed ho approfittato della preparazione atletica che stavano affrontando un nutrito gruppo della podistica amatori di siracusa seguiti dal caotch Leo Vecchio in vista della maratona di Amsterdam.
E’ venerdì 11 ottobre, ho lasciato Siracusa avvolta in un clima tropicale di 27° per immergermi nel freddo e tenebroso cielo a 14° di Torino.
E se poi non bastasse una copiosa pioggia pomeridiana per ricordarmi che l’indomani ci sarà da soffrire.
Il solito giro pomeridiano da turista e la giornata si conclude con una ottima pizza napoletana fatta da mani esperti e pinta di birra.
Ci siamo è sabato 12: arrivo in anticipo al campo base della partenza (questo spostato di location) e quasi tutto il team, con a capo il big Enzo Caporaso, mi dà il benvenuto.
Dopo i saluti ho evitato di continuare a distrarli e mi sono rintanato negli spogliatori per rilassarmi a ritmo musicale degli U2.
Ottimo riparo perché i 10° all’aria aperta non si sopporta facilmente.
Via via che arrivano gli atleti, il piccolo piazzale si riempie di gente e tra baci, saluti e foto di rito incontro i due runner avolesi (SR) Mugneco e Fusco in gran forma.
E’ evidente che sono agguerriti: la loro lunga preparazione estiva fatta di sudore tropicale darà certamente i risultati positivi cercati.
Molto tempo addietro avevo fatto una promessa ad una ragazza e ho cercato di realizzarla.
Detto fatto, la trovo davanti al deposito bagagli.
Lei e Giancarla Agostini, seguitissima da tantissimi fan in Facebook e, poi, con le avventure del cane Pablo ha commosso un po tutti.
E’ l’unica vestita con una tuta tecnica scintillante e abbagliante, distinguendosi da tutti noi che vestiamo in modo tradizionale.
Finalmente baci, saluti, baci e foto di rito.
Va bene così! Possiamo iniziare.
Ma ecco mentre non te l’aspetti, mi ferma Alessandra Rada, un cara runner di corsa dell’edizione 2011.
Una serie di scambi tecnici per come affrontare la gara e subito via, lo sparo, si parte.
Pensavo di avere i valori di adrenalina alti, ma ben presto mi rendo conto che la gara è inizialmente liscia.
Solito ritmo blando, almeno per me, ancora nel traffico stradale.
Vengo subito sorpassato da un runner che indossa la mascherina antigas.
Mi viene da ridere perché se corresse a Priolo (SR), forse avrebbe bisogno anche della bombola d'aria arricchita di ossigeno sulle spalle.
Comunque lui mi assicura che la maschera è un deterrente alle polveri sottili che ahimè per molti tratti saremo costretti a respirare.
Dopo le prime battute si vanno delineando via via i gruppi di corsa.
I due di Avola sono scomparsi dalla circolazione.
Comunque mi ritengo, fortunato, perché riesco ad aggregarmi ad un gruppo dalla falcata quasi costante con il quale reggerò fino a metà percorso.
Il meteo è ottimo: non si avvertono piu’ i 10° fastidiosi e la temperatura continua ad essere mite via via che ci allontaniamo da Torino.
Un lieve indolenzimento vicino all'inguine sinistro mi suggerisce di non forzare ma dopo va via, soprattutto quando ciò capita senza accorgermene perchè sono trascinato dall'entusiasmo degli altri.
Non salto alcun ristoro, cerco di mangiare e di bere - ma non troppo - ma soprattutto di perdere pochissimo tempo per poi ripartire.
La mente incomincia a vagare ed entro nel giro virtuoso psico-mentale,con l'emergere di pensieri belli e brutti, di ricordi di persone e di tutto ciò che è positivo.
Siamo entratipassati al di là della magica porta dell’ignoto, ed è quando ti accorgi di percorrere chilometri e chilometri senza più rendertene conto.
In effetti, mi ritrovo davanti un lungo percorso di avvicinamento alla città di Aglié che, con la sua maestosa Regia Sabaudia, ti accoglie a braccia aperte.
Anche qua ricco ristoro, e si riparte.
Sostanzialmente, in generale, il percorso di gara è molto scorrevole e senza difficoltà. In via generale il traffico è sostenibile anche se lo stronzo automobilista di turno c’é sempre ed hai sempre la possibilità di godere e contemplare i vari aspetti paesaggistici che si fanno via via più belli man mano che si progredisce.
Forse è questa l’arma vincente di questa gara che, a differenza della 100 km del Passatore si sviluppa in pieno giorno (quasi, poichè gli ultimi, sconfinano nelle prime ore del giorno successivo).
Uno come me, semplicemente finisher, corre solo due o tre ore di notte e al buio.
Dopo Aglié, driblando i campi di mais, immergendomi tra i piccoli borghi incantati mi ritrovo ad affrontare una bellissima salita poco impegnativa e ricca di ripe stradali e scarpate ricoperte da castagne venute già da maestosi alberi.
Anche l’odore della natura fa il suo corso, l’olfatto è saturo di aria freschissima .
Arrivo al km 50 in 5h42 minuti, e qui trovo un'accoglienza splendida e scherzosa come sempre.
Un veloce cambio di indumenti, ristoro veloce e via si riparte alle 06h08' di gara.
Meno male che ho portato i guanti, lo scaldacollo e un cappello pesante (accessori utilizziati a Siracusa solo per pochi giorni in pieno inverno), perché saranno la mia salvezza.
Affronto la discesa da Alice Superiore con altri runne soprattutto con Alessandra Rada, pianificando di riuscire a chiudere la gara insieme.
La discesa risulta essere molto facile e si corre in scioltezza fino al km 58 circa.
Incomincia ad abbassarsi la temperatura.
Capisco che il freddo non è salutare soprattutto poiché - dal km 63 fino al km 68 - ci accompagnerà una sottile pioggerellina che, a volte, si fa copiosa e disgraziata.
Non ci ferma nessuno, le gambe ci sono e incominciamo ad abbracciare le montagne che si avvicinano.
Lo sguardo è quasi sempre all’insù e mi chiedo dove sarà Saint Vincent con le sue luci tiepide della notte?
Passiamo il km 80 in 10h02.
Mamma mia! Posso pensare di realizzare il mio tempo personale, ma non tutte le ciambelle riescono con il buco.
Avverto le prime farfalle allo stomaco e capisco che qualcosa succederà: invito, quindi, Alessandra ad andare avanti nel caso in cui mi fermassi perché lei ha tanta forza da vendere.
Dopo il penultimo ristoro avviene il patatrack. Ubriacandomi di acqua e integratori mi fermo sul ciglio della strada e libero finalmente lo stomaco.
Sono al km 94 ed è finita la gara di corsa.
Analizzando a mente fredda, mi rendo conto che la causa è sicuramente l’eccesso di liquidi, troppo poco cibo solido, assieme al mix del freddo e dello sforzo atletico.
Non mi perdo d’animoe passo subito al piano B. C'è sempre un piano B - o almeno dovrebbe esserci...
Mi aggrego ad un gruppo di runner, incolonnati a passo svelto.
Il passo svelto, un tipico allenamento che ho provato più volte durante il periodo di preparazione trimestrale prima della gara, mi è congeniale: infatti i sei km che mancavano per terminare li ho percorsi senza alcun affaticamento.
Per ben due volte ho visto gironzolare Caporaso prima con la moto e, dopo, con il furgone per accertarsi che tutto procedesse bene.
Ho superato le ore 23,00 e arrivo all'altezza della piazza a Saint Vincent .
Ora, rimangono solo 800 metri al traguardo che sono tutti di salita spacca gambe e che ci portano allo stremo.
Ultimi sforzi e transito nell’arco del trionfo, levando le braccia alle stelle.
In quel momento, ringrazio in silenzio tutti quelli che mi vogliono bene e che sono stati i miei angeli custodi.
Cavolo la temperatura è freddissima: si aggira attorno ai 3°-5°.
Un bel coraggio ha mostrato il team di Caporasoc he ci ha aspettato tutti, combattendo il freddo con imbottiture da veri Pinguini.
Mi invitano a proseguire per cinquanta metri per entrare nel Paradiso Terrestre, le famose terme.
E’ proprio vero, un caldo coinvolgente mi stritola al punto che il fisico dimentica per un momento lo sforzo appena fatto.
Che goduria! Tutti i servizi messi a disposizione, dai massaggi alle docce spaziali, dagli accappatoi ai bagni extra-lusso.
Fantastico, basta questo per poter esclamare la fatidica frase “Io c'ero!”.
La mattina seguente tra bus, treno e aereo, ritorno in serata nella città di Siracusa ed mi immergo nuovamente nei 27° fastidiosissimi.
Che cosa mi rimane di questa gara? Tantissimo, come l'avere riportato a casa la pellaccia senza farmi male, l'aver riportato il trofeo “virtuale” delle Alpi 100 km a Siracusa, poter continuare a credere di essere un semplice finisher e null’altro, dare ancora piu’ valore all’amore che nutro nei confronti della mia cara Tiziana anche per via di un momento d’oro che stiamo attraversando, la consapevolezza che gente di mare come me può esprimersi in condizioni meteo proibitive .
In ultimo, ringrazio Alessandra Rada quale ottima compagna di squadra di corsa a lungo percorso.
Gli inglesi dicono “See you later” , che è di buon auspicio.
Tempo impiegato 13:18:55
scrivi un commento …