«Creare un fondo di stanchezza, è il mio obiettivo per oggi» - questa la dichiarazione di Lucio Bazzana, proprio all'inizio della sua impresa 100kmX100 giorni, poco dopo aver completato le prime sette ore della sua lunghissima corsa.
Dalle ore 12.00 del 30 maggio 2014. Lucio Bazzana, 59 anni, bergamasco di Longuelo, procedendo - per così dire - step by step e costruendo un'impresa memorabile giorno per giorno con ifnicita pazienza e capacità di sacrificio (resilienza, si potrebbe dire forse, usando un termine specialistico, applicato agli sport di lunga durata e alle ultramaratone dallo Psicologo dello Sport - e ultrarunner - Andrea Trabucchi) corre ogni giorni per 100 km sulla pista di atletica del centro sportivo «Vivere insieme 1» di Curno. Il suo obiettivo ambizioso è quello di correre per 100 giorni filati, sfidando se stesso, la sua costanza, il tempo, la distanza: sarà in pista ogni giorno sino alle 12.00 del 7 settembre.
Al confronto l'impresa di correre una 100 km per sette giorni che compì alcuni anni fa Enzo Caporaso per promuovere la 100 km da Torino a Saint Vincent e che fu iscritta nel Guinness dei Primati appare cosa risibile.
!00 km al giorno sono pochi per uno come Bazzana: quando si era ripromesso di fissare la nuova MPI sulla sei giorni, per esempio, si era prefissato di correre almeno 120 km al giorno in ogni giorno di gara, dedicando il resto del tempo, alla nutrizione, al relax e al sonno. Ma è chiaro che 100 km giornalieri per 100 giorni di seguito rappresentano un obiettivo piuttosto impegnativo da mantenere, soprattutto man mano che il tempo passa: 100 giorni, se ci pensiamo, sono poco meno di un 1/3 di un intero anno!
Lucio Bazzana che con quest'impresa, si addentra in un territorio a lui sconosciuto, poichè sino ad ora la sua impresa più impegnativa è stata quella di correre 1000 miglia di seguito (impresa documentata in un bel film da Andrea Zambelli,"L'uomo che corre").
Conta di arrivare, dunque, ad un totale di 10.000 percorsi quando suonerà l’ultima campana annunciante l'ultimo giro di pista alla fine dell’estate.
Può fermarsi, il runner bergamasco che tenta un’impresa senza precedenti: può riposare, mangiare e bere. «Il punto non è quello — spiega —, ma capire comunque quanto riesco a percorrere sul lungo periodo, in base alla mia resistenza, capacità di organizzarmi e tenuta psicologica».
Lucio Bazzana è uno degli ultrarunner "mitici" nel panorama delle ultramaratone italiane: titolare di numerose altre imprese, titolare di Migliori prestazioni italiane di specialità, come quello sulla 6 giorni podistica, ma con una caratteristica che è quella di esser eun runner silenzioso, modesto, non roboante nelle sue manifestazioni mediatiche, si potrebbe dire quasi schivo della luce dei riflettori e incurante nell'assumere atteggiamenti di "corteggiamento" nei confronti dell'Intellingentsia che opera le scelte di coloro che hanno titolo per far parte delle rappresentative italiane nei Campionati del Mondo di specialità 100 km e 24 ore. Eppure, anche se adesso non di più di altissime prestazioni nella 100 km (non ha la velocità e, ora, nemmeno l'età) nelle gare di endurance a tempo è davvero un osso duro capace di prestazioni strabilianti.
Nemmeno in occasione del Campionato del Mondo 100 km che ebbe luogo a Seregno nel 2012 è stato selezionato (anche soltanto per riconoscergli un semplice e doveroso tributo alla carriera) e si è ritrovato a correre con un'iscrizione autonoma il Campionato del Mondo Master 100 km, concomitante a quello IAU. Forse, perchè i "tecnici" lo hanno da sempre considerato un personaggio troppo folklorico, troppo fuori dalle righe, troppo anarchico ed indipendente, per inserrlo nei ranghi della squadra ufficiale: tutte qualità che, in verità, vanno a suo merito e la dicono lunga sul personaggio che incarna l'essenza stessa delle ultramaratone: correre per il proprio piacere, sfidando se stesso, in primo luogo e il proprio limite. E chi vuole farlo, lo segua. E' - a suo modo - un rivoluzionario: non è un caso che sia "devoto" nei confronti di Che Guevara e che tutte le sue imprese si compiano nel segno del "Che" e sotto la protezione di uno stendardo da cui occhieggia la foto-icona di Che Guevara su campo rosso.
Per sfidare se stesso in modo completo e totale, ha vissuto sino ad ora a Curno e lì rimarrà sino alla fine dell'impresa - come si fa appropriatamente in tutte le ultramaratone a tempo -, dormendo negli spogliatoi a bordo pista, eletti a sua "zona di neutralizzazione", senza mai allontanarsi dal fondo rosso e dalle strisce bianche che guideranno le sue giornate, sotto il sole o sotto l’acqua. Una sorta di auto-segregazione. «È un’idea che covo da lungo tempo, circa da 15 anni — racconta —, da quando ho saputo che a New York si corre una tremila miglia in 50 giorni, alla quale non sono mai riuscito a partecipare. Il fatto è che più corri più ti rendi conto che non esistono limiti per l’uomo, ma solo curiosità da soddisfare. E questa corsa dei 100 giorni è una di quelle curiosità. Ho già partecipato alle «24 ore», poi alle «48», ho percorso anche una 1000 miglia. Volevo andare oltre. E ho voluto questa prova».
I nodi da sciogliere, prima dell'inizio dell'impresa, non sono mancati. Su tutti, trovare un centro sportivo disposto a ospitare un atleta per 100 giorni filati. «Molte amministrazioni comunali ci hanno detto di no — spiega la moglie di Lucio, Marcella —. Solo poche settimane prima dell'inizio dell'impresa è arrivato il via libera da Curno, grazie alla sensibilità del sindaco Perlita Serra, e finalmente ci è stato possibile organizzarci».
Step by step dopo poco meno nove giorni di corsa Lucio Bazzana ha «virtualmente» stabilito il primato italiano dei 1.000 chilometri su pista (8 giorni, 23 ore, 7 minuti e 2 secondi).
«Quanto può percorrere l’homo sapiens sapiens del 2014?», si trova scritto su un cartello a bordo pista, a fianco del quale Bazzana sfreccia mediamente 280 volte al giorno (tanti quanti i giri di pista che percorre).
Un giorno va a sinistra, l’altro a destra, e pazienza se a uno che corre con un cappellino di Che Guevara in testa - e lo fa proprio per il «Che» - quel senso di percorrenza rischia di far venire una labirintite: «Come quell’altro detto, “barcollo ma non mollo” - continua in uno dei rari momenti di pit stop, in genere attorno a mezzogiorno -. È quello che si addice alle vicissitudini degli ultimi giorni».
La sua quotidianità sono mediamente fra le 15 e le 16 ore di attività fisica (corsa o camminata veloce) «spalmabili» nei momenti che preferisce.
Spesso di giorno, sino a che colonnina di mercurio e umidità non consumano troppo in termini di energie. A volte pure la notte, giocoforza peraltro quando la pista di Atletica è impegnata per altre attività.
Il lungo evento ha anche un suo sito ufficiale: lacorsadei100giorni.it ("La Corsa dei Cento Giorni. Performance individuale su Pista") con tanto di diretta streaming organizzata da un collaboratore, operativo con un computer e più telecamere sulla pista di Curno.
Per Lucio Bazzana, inoltre, non mancherà l’assistenza sanitaria: una visita medica al giorno, con tanto di prelievi e valutazioni psico-fisiche.
Appunto, come si può reggere mentalmente per 100 giorni? Un’idea affascinante che può anche spaventare: «Ho paura, altro che, posso solo ammetterlo. Mi sento come un esploratore, un Cristoforo Colombo che parte ma non sa dove può arrivare, anche se ha un obiettivo in testa. Lui era partito per le Indie, ha scoperto l’America: non si sa mai...».
Ma ogni ultramaratoneta che sia tale sino al midollo delle sue ossa e che non sia afflitto dai gravami dei dettati tecnici e delle tabelle d'allenamento decise da altri ha sempre le sue terre inesplorate in cui addentrarsi.
Lucio Bazzana sarebbe il personaggio perfetto da inserire nel bel volume di Christopher McDougall, Born to Run (Mondadori, 2014): è uno che è nato per correre, e possiede indubbiamente tutti i titoli per potere essere allineato accanto ai Tarahumara e al mitico Caballo Blanco.
Il contatore della sua impresa cambia in continuazione e la progressione è inarrestabile. Quella che segue è la sua "fotografia" nel momento in cui l'articolo è stato scritto, ed è qui riprodotto, tanto per dare un'idea sullo stato dell'arte della sua impresa. Nel sito ufficiale dedicato all'impresa si può seguire costantemente la progressione oppure direttamente sul sito della SDAM che sta curando il rilevamento dei passaggi con tecnologia microchip.
VISUALIZZA I PASSAGGI DETTAGLIATI IN TEMPO REALE
LA CORSA DEI CENTO GIORNI alla data odierna
Partenza ufficiale | 30/05/2014 12.00.00 |
Tempo trascorso | 27g 04h 45m 13s |
Tempo mancante | 72g 18h 14m 46s |
Giri percorsi | 5743 |
Distanza percorsa | 2.297,2 Km |
L’iniziativa nella vita non gli è mai mancata: nel 1971 Lucio Bazzana era stato tra i fondatori della prima tifoseria organizzata nerazzurra. «I commandos», che si trovavano nella latteria di Gianluigi Cuminetti (che, poche ore dopo l'inizio dell'impresa, è andato a trovarlo sulla pista di Curno) in via Matris Domini. I primi a occupare e colorare stabilmente la Curva nord. «Allora il tifo organizzato era pura aggregazione, un modo per riunire persone che avevano anche tanti problemi, e c’era bisogno di distrarsi, di fare gruppo. Poi, forse, è diventato qualcosa di diverso, non lo so».
Erano passate le sette di sera del primo giorno della sua impresa, lo scorso 30 maggio, e - appena dette quete ultime frasi - Lucio è tornato a correre. «C’è ancora luce, ma nei giorni di afa mi organizzerò anche per la sera e per la notte, vedremo...».
Il 26 luglio sarà una data memorabile e Lucio Bazzana, che da sempre un particolare valore alle ricorrenze e ai numeri - farà sessant’anni: e, con la sua passione numerologica, tiene d'occhio la tabella di marcia: «Quel giorno potrei essere arrivato a 6.060 chilometri, una coincidenza: spero però di aver fatto bene i miei calcoli». Ha iniziato ed è felice, ma non manca nelle sue parole un po’ di amarezza: «La Federazione italiana di Atletica ci nega i giudici di gara e di conseguenza il riconoscimento della prestazione da parte del Coni — spiega la moglie Marcella —. Chiaro che non ci arrendiamo. Con la consulenza dell’avvocato Francesca Longhi cercheremo il modo più consono per comprovare la validità della prestazione atletica di Lucio, anche a prestazione terminata. Se il Coni e la Federazione non sono in grado di regolamentare un evento di questo tipo, allora sarà lo stesso atleta, dal basso, a ottenere il dovuto riconoscimento».
"L'uomo che corre" di Andrea Zambelli Trailer
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